Israele. Il processo a Netanyahu si terrà il 17 marzo

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Il Tribunale di Gerusalemme ha respinto la richiesta del premier Benyamin Netanyahu di spostare di 45 giorni il processo a suo carico, che si terrà quindi il 17 marzo prossimo. I suoi legali avevano motivato la richiesta sostenendo che sarebbe servito più tempo per consultare le prove a carico, ma per i giudici è stato dato tempo sufficiente all’imputato e ai suoi legali per visionare la documentazione, anche perché l’incriminazione ufficiale è avvenuta il 21 novembre scorso.
A puntare il dito contro il premier israeliano è stato il procuratore generale Avichai Mandelblit: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.
Per Netanyahu si è trattato di “Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro”, ed ha ribattuto che “Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, “bisogna investigare sugli investigatori, perché queste indagini sono inquinate”.
L’incriminazione di Netanyahu ha compromesso nel paese la possibilità che la coalizione che lo sostiene abbia la maggioranza necessaria per governare, tanto che solo una settimana fa i cittadini si sono recati per la terza volta alle urne, dalle quali è però uscita una situazione invariata. I centristi di Blu-Bianco, partito di Benny Gantz, continuano a rifiutarsi di appoggiare un governo guidato da Netanyahu.