Israele. Lo Shin Bet arresta numerose spie iraniane

di Giuseppe Gagliano

Lo Shin Bet ha annunciato l’arresto di 18 cittadini israeliani sospettati di collaborare con i servizi di intelligence iraniani. Tra di loro sette individui provenienti dall’Azerbaigian, immigrati in Israele, sono stati accusati di mantenere contatti con l’intelligence iraniana da circa due anni. Alcuni di loro sarebbero stati sorpresi mentre sorvegliavano un alto ufficiale dell’aviazione israeliana, con l’intento, secondo le accuse, di assassinarlo.
Le autorità israeliane sostengono che i sospettati abbiano raccolto informazioni e scattato fotografie di basi e infrastrutture militari, tra cui le basi dell’aeronautica, le postazioni della batteria Iron Dome, una centrale elettrica e altri impianti strategici. Gli agenti iraniani avrebbero fornito loro mappe dettagliate di siti sensibili, tra cui la base di addestramento della Brigata Golani, dove recentemente un attacco con droni ha causato la morte di quattro soldati israeliani. In oltre due anni, i sospetti avrebbero completato circa 600 missioni per conto di due agenti dell’intelligence iraniana, ricevendo in cambio centinaia di migliaia di shekel in contanti e criptovalute.
Un altro cittadino israeliano, Vladimir Varehovsky, 35 anni di Tel Aviv, è stato arrestato con l’accusa di spionaggio per conto dell’Iran, in cambio di compensi finanziari. Secondo le accuse, avrebbe raccolto informazioni su uno scienziato israeliano che avrebbe accettato di uccidere per una somma di 100.000 dollari. L’uomo avrebbe già procurato le armi necessarie, ma è stato arrestato dall’ISA prima di poter portare a termine il piano.
In un’altra operazione di controspionaggio lo Shin Bet ha arrestato sette giovani palestinesi provenienti da Gerusalemme Est, accusati di aver collaborato con i servizi segreti iraniani. Il sospettato principale avrebbe reclutato gli altri sei per svolgere compiti specifici a pagamento, tra cui incendiare automobili, raccogliere informazioni su un sindaco israeliano e pianificare l’assassinio di un eminente scienziato. I sospetti avrebbero utilizzato i social media per il reclutamento e sono stati fermati prima di poter portare a termine le loro missioni.
Tra gli arrestati vi è anche una coppia, Vladislav Victorson, 30 anni, e Anna Bernstein, 18 anni, residenti a Ramat Gan. Secondo l’accusa, i due sarebbero stati reclutati dagli iraniani tramite la piattaforma social Telegram. In cambio di pagamenti in criptovalute, avrebbero distribuito volantini contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, incendiato veicoli e tentato di assemblare un ordigno esplosivo. Durante le indagini è emerso che Victorson avrebbe accettato di assassinare una persona e di lanciare una granata contro la sua abitazione. In uno dei messaggi, il reclutatore iraniano gli avrebbe promesso 130.000 dollari se avesse portato a termine l’omicidio in tre giorni. “Sono pronto a ucciderlo”, avrebbe risposto Victorson.
Circa un mese fa, Moti Maman, un 72enne residente di Ashkelon, è stato accusato di spionaggio per conto dell’Iran e di aver pianificato l’omicidio di funzionari israeliani. Maman sarebbe stato introdotto clandestinamente in Iran in due occasioni negli ultimi sei mesi, dove avrebbe incontrato ufficiali dell’intelligence iraniana. Gli sarebbe stato chiesto di compiere azioni come il trasferimento segreto di denaro e armi e la raccolta di immagini di aree popolate. Maman avrebbe richiesto un anticipo di un milione di dollari, che però non gli sarebbe stato concesso.
È noto che l’intelligence iraniana utilizza i social media per reclutare cittadini israeliani in operazioni di spionaggio e per coordinare missioni. Sebbene molte di queste operazioni possano sembrare limitate, hanno il potenziale per danneggiare gravemente la sicurezza dello Stato. Tuttavia, una parte significativa degli israeliani che ha ricevuto messaggi sospetti sui social media non ha risposto e non ha avvisato lo Shin Bet
D’altra parte, alcuni hanno accettato di svolgere missioni per conto dell’intelligence iraniana.