Israele. Netanyahu, ‘raddoppieremo i coloni sul Golan’

di Annalisa Giovannini –

Il Golan fa parte di un’area in cui il respingimento dell’influenza iraniana dalla regione siro-libanese, a partire dalle preziose acque del Lago di Tiberiade fino allo sgombero di presenze militari fisse o in transito verso il Libano grazie alla fertilità dell’area, ma anche per la sua altitudine, che ne fa un importante punto di osservazione delle mosse dei paesi su cui si affaccia.
L’altopiano conquistato da Israele e sottratto alla Siria, è situato tra Israele, la piana siriana a est, il Libano e confina con la Giordania, mentre a ovest dominano il Lago di Tiberiade, l’alta valle del Giordano e parte della Galilea. A sud-est passa il fiume Yarmuk, mentre a nord-ovest si ergono le cime del gruppo del monte Hermon su cui picco, alto 2814 metri, sono da anni installate potenti stazioni radar israeliane e quindi una zona strategica per Israele, motivo per cui tiene a mantenere la sovranità per motivi di sicurezza interna. Occupate in parte già nel 1967 in occasione della guerra dei Sei giorni e successivamente securizzate con un negoziato Onu del 1973, ha fatto sì che si concedesse la creazione di una zona cuscinetto di circa 400 chilometri quadrati con pattuglie dei caschi blu sul versante siriano delle montagne.
Con questo presupposto, il primo ministro israeliano Bennet ha annunciato recentemente che il suo governo ha l’obiettivo di raddoppiare il numero di coloni ebrei sulle alture del Golan offrendo incentivi economici per chi sceglie di abitare in quegli insediamenti. Sottoscritto in parallelo con le 181 pagine del il “Deal of the Century” steso nel febbraio 2020 da Jared Kushner (genero di Trump), Jason Greenblatt (responsabile legale dell’impero economico di Trump) e David Friedman (ambasciatore statunitense in Israele).
L’obiettivo del documento statunitense è quello di definire una strategia politica definitiva sui territori occupati della Cisgiordania, azzerando gli Accordi di Oslo per legalizzare gli insediamenti dei coloni israeliani esistenti e futuri, scartando l’ipotesi del rientro dei rifugiati e di un qualsiasi Stato palestinese agibile, in cambio di massicce compensazioni finanziarie.
Il titolo ufficiale dell’accordo è “Pace per la prosperità: una visione per migliorare la vita del popolo palestinese e israeliano” si compone di due parti. La prima riguarda gli accordi politici, la sicurezza, la demografia e gli elementi territoriali, mentre la seconda è di natura economica.
Nelle 34 località delle alture del Golan annesse da Israele vivono circa 30mila cittadini israeliani e 23mila drusi, una comunità araba la cui religione deriva dall’islam, che per la maggior parte si dichiara siriana, ma ha lo status di residente in Israele. Di religione monoteista di matrice sciita, basata su una complessa dottrina che riunisce elementi di fede islamica, cristiano-giudaica, induista e insegnamenti filosofici greco-ellenistici, si è diffusa nell’area siro-palestinese a partire dall’XI secolo. Majdal Shams è una delle città più importanti tra le località druse nell’entroterra delle Alture del Golan, è ritenuta la capitale informale in cui i cittadini sono appartenenti a gruppi sociali molto attivi a livello politico, tradizionalmente ostili ai poteri centrali e molto chiusi al loro interno.