Israele. Nuovo fronte del conflitto con l’Iran

di C. Alessandro Mauceri

Nelle scorse settimane il governo israeliano ha lanciato l’allarme per le enormi quantità di petrolio che si erano depositate sulle coste del Mar Mediterraneo dopo essere fuoriuscite da una non meglio identificata nave cisterna al largo in acque internazionali. A destare sorpresa il fatto che secondo gli israeliani non era stato possibile risalire ai responsabili del disastro, si parlò di una nave “fantasma”. Soprattutto considerando il livello di sviluppo tecnologico di Israele: i satelliti spia acquistati pochi anni fa dal governo Letta sono prodotti proprio qui.
Forse però una nuova tessera si è aggiunta al mosaico. Il Wall Street Journal, citando funzionari Usa e locali, ha riportato di una dozzina di navi iraniane dirette in Siria e bombardate dagli israeliani. E alcune di queste trasportavano petrolio. Anche fonti non confermate del governo iraniano hanno parlato di attacchi che hanno colpito diverse petroliere. Nessun affondamento ma danni ingenti, tanto che due di queste navi sono state costrette a tornare al porto di partenza.
Una notizia che mostra l’apertura di un nuovo fronte nel conflitto tra Israele e Iran. Il governo israeliano ha denunciato la “preoccupazione che i profitti del petrolio possano finanziare l’estremismo in Medio Oriente”. Ma finora Israele, pur avendo ammesso di essere responsabile di centinaia di bombardamenti aerei contro forze iraniane e i loro alleati in Siria, non aveva mai parlato di attacchi in mare. Secondo alcune fonti l’Iran violerebbe le sanzioni statunitensi esportando petrolio in Cina e in altri paesi, decisione presa per salvare l’economia iraniana messa in ginocchio dall’embargo iniziato durante la presidenza Trump. Diverse aziende hanno confermato che nell’ultimo periodo le spedizioni dall’Iran sono quasi raddoppiate rispetto al 2020. TankerTrackers.com, società americana che utilizza immagini satellitari per tracciare le navi porta-petrolio, stima che nell’ultimo periodo le esportazioni di greggio iraniano sono arrivate a 1,2 milioni di barili al giorno a fronte di 481.000 barili al giorno di febbraio 2020. Andamento confermato da SVB International, che ha parlato di 585mila barili di greggio al giorno esportate dall’Iran a novembre 2020 rispetto ai 230mila di inizio 2020. Da qui gli attacchi.
Non è la prima volta che navi iraniane vengono assalite: a luglio 2019 la superpetroliera iraniana Grace 1 venne abbordata dai marines inglesi al largo delle coste di Gibilterra. Anche Londra si era giustificata dicendo che il trasporto di petrolio violava le sanzioni messe dall’Unione Europea. La risposta dell’Iran non si era fatta attendere: poco dopo nello stretto di Hormuz venne attaccata la petroliera Stena Impero di proprietà svedese, che fu liberata solo dopo che i marines lasciarono la Grace 1.
Tra Iran e Israele lo scambio di accuse reciproche è ormai all’ordine del giorno. Lo scorso anno una nave di proprietà israeliana, la Helios Ray, venne attaccata nel Golfo dell’Oman. Anche in quel caso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incolpò la Repubblica Islamica dichiarando che “L’Iran è il più grande nemico di Israele. Sono determinato a fermarlo. Lo stiamo colpendo in tutta la regione”. Dal canto suo l’Iran negò ogni responsabilità. Poco dopo però accusò Israele di numerosi attacchi, tra i quali quello che ha distrutto l’impianto di assemblaggio di centrifughe nell’impianto nucleare di Natanz, dove avrebbe perso la vita Mohsen Fakhrizadeh, uno dei principali scienziati iraniani. In un primo momento anche la fuoriuscita di petrolio al largo delle coste israeliane era stata imputata dal Ministro dell’Ambiente israeliano all’Iran. Ma i funzionari della sicurezza israeliani avevano detto di non poter confermare tali accuse.
A livello internazionale il governo israeliano sta esercitando forti pressioni sul nuovo presidente americano Biden in vista dei colloqui informali tra Usa e Iran riguardanti l’accordo sul nucleare che dovrebbero iniziare a breve, forse temendo che il nuovo inquilino della Casa Bianca decida di adottare un approccio più morbido nei confronti dell’Iran. Per questo Israele ha già minacciato di agire con la forza per fermare il programma di armi nucleari dell’Iran.
“Ogni volta che la regione si muove verso la pace, questo regime (israeliano) cerca di creare disordini per una chiara ragione”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ai giornalisti durante un recente briefing con la stampa, facendo riferimento all’attacco subito la scorsa settimana da una nave porta-container appartenente al gruppo IRIS (Islamic Republic of Iran Shipping Line). Autorità iraniane hanno affermato che i danni subiti indicano che la nave è stata presa di mira da un veicolo aereo. Per questo il Ministero degli Esteri iraniano ha avvertito che prenderà tutte le misure appropriate per rispondere all’attacco. Anche la tv di Stato iraniana ha riferito di attacchi simili indicano di una nave da carico iraniana vittima di un “attacco terroristico” nel Mediterraneo. Il rapporto che cita Ali Ghiasian, portavoce della compagnia di navigazione statale, afferma che ad essere stata danneggiata è stata la Shahr-e Kord, una nave commerciale diretta in Europa.
Khatibzadeh ha dichiarato che il suo paese è pronto a prendere in considerazione tutte le opzioni se dovesse essere confermato il coinvolgimento di Israele nel recente atto di sabotaggio contro le navi iraniane nel Mediterraneo.