Israele. Proteste contro Netanyahu, al potere nonostante le incriminazioni

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Almeno 20mila manifestanti sono scesi nelle strade di Gerusalemme per protestare contro il premier Benjamin Netanyahu, che guida il governo nonostante l’incriminazione per frode, corruzione e abuso d’ufficio. Si tratta della decima settimana di seguito di protesta organizzata dal gruppo delle “Bande nere”, al quale si sono aggiunte diverse sigle di gruppi sociali e politici, e sit-in di sostegno si sono tenuti da parte di israeliani a Berlino, Parigi, Londra e New York.
I manifestanti chiedono le dimissioni del premier, ma tra loro c’è allarmismo per la crisi economica su cui si sta avvitando il paese a causa dell’epidemia di coronavirus.
Netanyahu è accusato di corruzione, frode e abuso di potere, ed a puntare il dito contro di lui è stato il procuratore generale Avichai Mandelblit: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.
Netanyahu si è sempre detto estraneo ai fatti arrivando a parlare di “Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro”, ed in più occasioni ha ribattuto che “Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, “bisogna investigare sugli investigatori, perché queste indagini sono inquinate”.