Israele. Si torna alle urne: quali prospettive?

di Michele Magistretti * –

Dopo poco più di un anno, Israele si dirige verso una nuova tornata elettorale, la quinta in meno di quattro anni. Il primo ministro Naftali Bennett e il ministro degli esteri Yair Lapid, i due principali leader della compagine governativa, hanno esaurito le carte per mantenere unita una coalizione ormai traballante da mesi. Il paese tornerà quindi al voto tra ottobre e novembre e potrebbe fare il suo ritorno il king maker della politica israeliana dell’ultimo decennio: Benjamin Netanyahu.
Vediamo quindi come stanno reagendo i vari attori e partiti a questo nuovo confronto elettorale.
L’eterno ritorno dell’uguale: tra caos politico e nuovi elezioni – Dopo l’ennesima defezione, il Governo si è ritrovato in minoranza e non più in grado di essere sostenuto da una solida maggioranza parlamentare. Erano ormai mesi che lo iato tra i membri di destra e quelli di sinistra stava diventando incolmabile. In particolare, è proprio il partito del premier Bennett, Yamina, a soffrire la permanenza al Governo.
Il leader di Giudaismo Unito nella Torah, Moshe Gafni, si è speso attivamente per poter trovare una coalizione alternativa e tentare di riportare al potere Re Bibi. Inoltre, ha proposto di abbassare la soglia di sbarramento dal 3% al 2%, dato che il suo partito è tra quelli che rischiano di rimanere fuori dal prossimo parlamento e lui stesso preferirebbe avere la libertà di sganciarsi con la propria fazione per avere un maggior peso politico. Alcuni partiti nella medesima precaria situazione dal punto di vista elettorale si sono espressi a favore.
Al contrario, i partiti maggiori, tra cui quello centrista liberal del ministro degli esteri Yair Lapid, hanno sottolineato di essere contrari alla proposta, che potrebbe “balcanizzare” ulteriormente il parlamento. I piccoli partiti vedrebbero aumentare il proprio potere contrattuale all’interno delle coalizioni governative.
Con lo scioglimento del Parlamento si inizia ad ipotizzare quali potranno essere alcune delle future alchimie elettorali e governative, tra veti contrapposti e ammiccamenti, anche solo tattici. Avigdor Lierberman, leader del partito nazionalista e anti-religioso Yisrael Beytenu, ha escluso categoricamente di entrare in qualsiasi governo di coalizione con i partiti ultraortodossi, Shas e Giudaismo Unito nella Torah, e con il Partito Sionismo Religioso di estrema destra. Lieberman ha invece confermato il proprio appoggio ad una coalizione che vada dai progressisti di Meretz alla destra di Bennett.
L’attuale ministro della difesa Gantz e leader del partito centrista Blu e Bianco sostiene che il suo principale obiettivo sarà quello di impedire a Netanyahu di tornare al Governo del Paese. Più ambigua è la posizione di Bennett e del suo partito: alcuni membri, infatti, rimangono possibilisti riguardo ad una collaborazione con il Likud.
Vi potrebbero essere delle sorprese circa possibili fusioni di cartelli elettorali in prospettiva del ritorno alle urne. Il partito di destra Yamina e quello di centro-destra Nuova Speranza potrebbero creare una lista unica per provare a superare la soglia di sbarramento. I due partiti condividono molte posizioni riguardo l’agenda politica, in particolare la volontà di riformare la giustizia.
Tuttavia, a differenza di Bennett e di altre importanti figure di Yamina, il leader di Nuova Speranza, Gideon Sa’ar, non vuole assolutamente scendere a compromessi con Netanyahu. Per questo motivo, non è da escludere una eventuale unione con il partito centrista di Gantz, il quale potrebbe così diventare un nuovo riferimento per l’elettorato di destra deluso da Netanyahu. In questo modo il ministro della Giustizia potrebbe ottener anche un corposo gruppo parlamentare in grado di pesare nelle trattative per il futuro governo sia in funzione anti-Likud sia nei confronti dell’alleato Yair Lapid. Anche a sinistra vi sono alcune prospettive per una fusione tra il partito progressista Meretz e i laburisti, ipotesi caldeggiata in particolare dalla componente progressista.
Sicuramente, l’Israele che si presenta a questa ennesima tornata elettorale è un Paese ancora frammentato dal punto di vista politico e dove diviene difficile riuscire a fare qualche previsione su una futura coalizione di Governo.

* Mondo Internazionale Post.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.