Israele. Vince Netanyahu, ma mancano ancora i voti per fare la maggioranza

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A spoglio quasi terminato appare evidente che neanche in quest’occasione, ormai la terza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia riuscito a conquistare quei 61 seggi necessari per controllare la Knesset, il parlamento. Le ultime informazioni attribuiscono infatti al Likud e ai suoi alleati 58 seggi, e nessuno degli altri partiti a cominciare da quello di Benny Gantz sembra disposto a dargli il sostegno necessario per mettere insieme la maggioranza.
Nella fattispecie il Likud è dato a 37 seggi, il Blu-Bianco di Benny Gantz a 33, il partito religioso Shas a 9 e la Lista Araba Unita è a 15 seggi.
Netanyahu è stato incriminato lo scorso 22 novembre per reati gravissimi tra cui la corruzione, motivo per cui la sua figura continua a rappresentare un ostacolo alla formazione di un governo stabile, ma va detto che malumori sussistono anche nel suo partito.
Nitzan Horowitz, leader di Meretz (7 seggi), ha dichiarato sul quotidiano Haaretz che “Nella Knesset avremo una maggioranza per far passare una legge che blocca la possibilità che un primo ministro sia in servizio mentre è a giudizio”.
Gli altri partiti sono United Torah Judaism: 7 seggi, Yisrael Beiteinu (Lieberman) 7 seggi; Yamina, 6 seggi.

In novembre a puntare il dito contro il premier israeliano è stato il procuratore generale Avichai Mandelblit: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.