Kirghizistan. Aumentati i traffici con la Russia per aggirare le sanzioni

di Giuseppe Gagliano

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, l’Unione Europea ha implementato una serie di sanzioni volte a indebolire l’economia russa e ridurre la capacità di Mosca di finanziare il conflitto. Tuttavia, nonostante le misure restrittive, il commercio con la Russia non si è completamente arrestato. Al contrario, alcune rotte commerciali si sono spostate verso Paesi terzi che, pur non essendo coinvolti direttamente nel conflitto, agiscono come snodi per il commercio tra la Russia e le nazioni occidentali. Il Kirghizistan si è distinto in questo quadro come un attore di crescente rilevanza.
Si tratta di una piccola repubblica dell’Asia centrale, ha una lunga storia di legami economici e politici con la Russia. Come membro dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE), il Kirghizistan gode di un accesso preferenziale al mercato russo, un vantaggio che sembra aver acquisito nuova rilevanza alla luce delle sanzioni occidentali.
Secondo diverse fonti, molti beni che prima venivano esportati direttamente in Russia ora vengono spediti attraverso il Kirghizistan. Le esportazioni verso il Kirghizistan sono aumentate in modo significativo negli ultimi mesi, suggerendo che il Paese potrebbe fungere da canale indiretto per l’entrata di beni europei sul mercato russo. Questo meccanismo non è unico per il Kirghizistan: altre repubbliche post-sovietiche come l’Armenia e il Kazakistan stanno giocando un ruolo simile. Tuttavia il Kirghizistan si è distinto per il volume e la rapidità con cui il commercio con la Russia è aumentato.
Il Kirghizistan è un Paese con una posizione geografica che lo rende sensibile all’influenza sia russa che cinese. Da un lato la Russia rimane un partner fondamentale per la sicurezza del Paese. Le forze armate russe hanno una base militare in Kirghizistan, e Mosca ha un forte interesse a mantenere l’influenza in un’area che percepisce come la sua “sfera di interesse”. In cambio il Kirghizistan riceve assistenza militare e economica dalla Russia, rendendo difficile per il governo di Bishkek adottare posizioni che possano inimicarsi Mosca.
Dall’altro lato il Kirghizistan è anche un beneficiario della crescente presenza economica della Cina, che ha investito massicciamente nelle infrastrutture del Paese nell’ambito della Belt and Road Initiative. Questa duplice dipendenza economica e politica rende il Kirghizistan particolarmente attento a mantenere un equilibrio tra i due giganti regionali, ma lo pone anche in una posizione privilegiata per trarre vantaggio dalle opportunità commerciali create dalle sanzioni occidentali contro la Russia.
L’aumento delle esportazioni verso la Russia attraverso il Kirghizistan pone una serie di sfide per l’Unione Europea e i suoi alleati. Da un lato queste triangolazioni minano l’efficacia delle sanzioni, permettendo a Mosca di accedere a beni e tecnologie che dovrebbero essere bloccati, dall’altro la situazione evidenzia i limiti della politica di sanzioni quando non viene applicata in modo coordinato su scala globale.
L’Unione Europea ha interesse a rafforzare i controlli sulle esportazioni e a monitorare più da vicino il commercio con Paesi come il Kirghizistan. Tuttavia è altrettanto chiaro che la pressione diplomatica su Bishkek potrebbe rivelarsi controproducente, spingendo ulteriormente il Paese nella sfera di influenza russa o cinese.
La crescente importanza del Kirghizistan come snodo per il commercio tra Europa e Russia evidenzia le complessità geopolitiche del sistema di sanzioni. Mentre l’Europa cerca di indebolire la Russia e porre fine al conflitto in Ucraina, Paesi terzi come il Kirghizistan stanno sfruttando le opportunità offerte dalla crisi. In questo contesto la sfida per l’Europa non è solo quella di applicare sanzioni efficaci, ma anche di rafforzare le relazioni con quei Paesi che, pur essendo periferici, stanno giocando un ruolo cruciale nel mantenere aperto il flusso di beni verso la Russia.
Le relazioni tra Russia e Kirghizistan, già forti per ragioni storiche e geopolitiche, sono destinate a intensificarsi ulteriormente in questo nuovo contesto, dove la capacità di aggirare le sanzioni rappresenta un’opportunità economica per alcuni e un dilemma strategico per altri.