Kosovo. Srpska Lista a Kfor, ‘Preoccupati per soldati albanesi nel nord’

di Giacomo Dolzani – 

Il partito Srpska Lista (Lista Serba), formazione di minoranza al parlamento di Pristina rappresentante i serbi del Kosovo, tramite un comunicato ha espresso ai responsabili della missione Nato nel paese (Kfor) la propria preoccupazione per la comparsa di scritte inneggianti alla cosiddetta “Grande Albania” e, soprattutto, per la presenza di soldati albanesi a Kosovska Mitrovica, capoluogo dell’omonimo distretto settentrionale kosovaro a maggioranza serba.
“Scritte inneggianti alla ‘Grande Albania’ e la presenza di militari albanesi nel centro di Mitrovica hanno causato i noi notevole preoccupazione” scrive l’ufficio stampa del partito, un comunicato ripreso da molti media serbi nel tentativo di spingere i responsabili della missione internazionale (della quale l’Albania è parte integrante) a prendere provvedimenti per evitare l’aggravarsi di una situazione già tesa; la presenza di soldati di Tirana in città sembra infatti più una provocazione nei confronti della comunità serba che una necessità.
Dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia del 17 marzo 2008, sostenuta da Unione Europea e Nato, Belgrado ha fatto sapere che non riconoscerà mai questa secessione, di conseguenza i colloqui tra i rappresentanti dei due governi per risolvere la questione sembrano dover affrontare difficoltà insormontabili, trasformandosi piuttosto in un muro contro muro.
Dopo l’indipendenza da Belgrado, nonostante la presenza di truppe internazionali che dovrebbero garantire l’ordine e la sicurezza della popolazione, il Kosovo si è trasformato in un campo base per i trafficanti di droga alle porte dell’Ue e, più di recente, un bacino di arruolamento di terroristi islamici. La fine della guerra, combattuta tra il 1997 e il 1999 e che ha visto l’intervento delle truppe serbe di Slobodan Milosevic per soffocare la rivolta indipendentista e riportare la regione sotto il controllo di Belgrado, non ha inoltre ancora portato la pace tra la maggioranza albanese, che ha subito per tre anni le azioni repressive di Belgrado, e la minoranza serba, residente soprattutto nel nord, generando una situazione in cui quest’ultima è invece ora minacciata di subire una nuova pulizia etnica da parte di formazioni estremiste albanesi (delle quali l’attuale premier kosovaro, Ramush Haradinaj, è un ex comandante) che le truppe della missione Nato non sembrano avere la capacità di fermare.