Kosovo: una questione irrisolta

di Carmine Stabile

Risale a pochi giorni fa la notizia del coinvolgimento in Kosovo di militari italiani impiegati nella missione KFOR. L’incidente sarebbe scaturito in seguito a una nutrita e incessante protesta da parte di una maggioranza serba contraria all’insediamento di quattro sindaci di etnia albanese in alcune città kosovare, a Leposaviq, North Kosovska Mitrovica, Zubin Potok e Zvečan.
Il Kosovo è uno Stato sito nel centro della penisola balcanica confinante con la Serbia, che lo abbraccia da nord a est, con il Montenegro e l’Albania a ovest e con la Macedonia del Nord a sud. È stato regione autonoma della Serbia fino al 2008, quando proprio in seguito a questa data ha ottenuto la sua indipendenza grazie a Hashim Thaçi, già presidente del Kosovo ed ex leader dell’UÇK (Ushtria Çlirimtare e Kosovës), organizzazione paramilitare kosovaro-albanese che tra il 1998 e il 1999 fu impegnata nei duri scontri con le forze serbe. Nel 1998 l’ONU la dichiarò organizzazione terroristica.
Nel marzo del 1999 la NATO, con l’operazione “Allied Force”, fece irruzione nel conflitto con raid aerei ai danni della Repubblica Jugoslava. Il 9 giugno del 1999 si arrivò alla risoluzione del conflitto in seguito all’accordo di tecnico-militare di Kumanovo.
La missione KFOR fa parte del pacchetto di “Missioni militari nei Balcani” che hanno avuto inizio nel 1991, seguita da altre missioni tra cui Althea, EUPT Kosovo, la guerra serbo-bosniaca, la NATO Headquarters Sarajevo, la NATO Headquarters Skopje, la NATO Headquarters Tirana e l’UNMIK. Tutte queste missioni sono state inizializzate al fine di smussare la nascita dei conflitti derivanti dalla disgregazione della Repubblica Iugoslava e della conseguente costituzione degli Stati nazionali.
La missione KFOR (Kosovo Force) nacque in seguito all’accordo del 9 giugno 1999 e alla successiva risoluzione ONU n.1244 da parte del NAC (Consiglio del Nord Atlantico), ed ebbe inizio il 12 giugno del 1999.
È una missione NATO che si pone come fine quello di effettuare il controllo dei confini tra il Kosovo e la Serbia svolgendo principalmente due compiti: di ordine pubblico e di controllo del territorio. Il compito di ordine pubblico è affidato alla missione MSU, composta in modo prevalente dai militari dell’Arma dei Carabinieri.
La KFOR come scopo principale si pone l’esigenza di apportare assistenza umanitaria e supporto per il risanamento delle istituzioni civili, cercando di agevolare un sano processo di pace e stabilità.
Viste le forti tensioni balcaniche ancora in fermento, l’UE sta lavorando sul piano della mediazione sull’asse Belgrado (capitale della Serbia) – Pristina (capitale del Kosovo), mettendo in campo una serie di negoziati che per il momento hanno dato pochi risvolti, ma che hanno consentito di reprimere diplomaticamente la violenza.