Kurdistan della Turchia. Le organizzazioni internazionali chiedono il rilascio di Dermirtas

di Shorsh Surme

Dopo quasi cinque anni dell’arresto di Selahattin Demirtas, co-presidente del curdo “Partito Democratico dei Popoli (HDP)”, cinque organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno chiesto ai ministri degli Esteri dell’Unione Europea di fare pressioni sulla Turchia per ottenere il rialscio del leader curdo, in linea con una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) del dicembre 2020.
Anche il Consiglio d’Europa, che si riunirà la prossima settimana, dovrebbe chiedere ad Ankara di rilasciare immediatamente Demirtas, come richiesto dalla sentenza della corte.
Selahattin Demirtas, 47 anni, è nato a Elazıg (in curdo: Elezz), una città del Kurdistan della Turchia; è avvocato, ed è stato per molti anni attivista per i diritti umani, fondatore di Amnesty International a Diyarbakır (Amed), la capitale del Nord del Kurdistan.
Entrato in politica nel 2007, si è presentato alle presidenziali del 2014 ed è arrivato terzo con poco meno del 10%, sfidando Erdogan e il suo partito AKP. Era riuscito a trasformare il partito curdo in un partito moderno, che ha avuto i consensi ben al di là della base elettorale curda.
Nel 2015 era riuscito a superare le divisioni interne della minoranza curda e ottenere una vittoria nelle elezioni del giugno 2015, anche con il consenso dei laici all’opposizione al “sultano” – presidente Recep Tayyip Erdogan.
Demirtas ha intimorito Erdogan e i nazionalisti turchi per il suo carisma politico per la sua personalità.
L’intento di Demirtas era ed è quello di lottare insieme al suo partito (HDP) per cercare un dialogo per la pace e l’convivenza tra i due popoli curdo e turco, cosa che non è andata giù a Erdogan, il quale lo ha fatto accusare di terrorismo riuscendo a fargli revocare l’immunità parlamentare e poi a farlo arrestare nel 2016.
Erdogan ha sempre respinto la richiesta dell’Europa bollandola come ipocrita.