Kurdistan Irq. Le incursioni militari turche e iraniane hanno portato a un picco di incendi

di Shorsh Surme

Tra maggio e settembre 2020 quasi 50mila ettari terra sono stati bruciati durante attacchi militari dell’Iran e della Turchia nel Kurdistan Iracheno. Lo ha reso noto con un rapporto un’organizzazione pacifista olandese, PAX.
Il rapporto afferma che la Turchia ha iniziato una serie di attacchi aerei e incursioni di terra dal 17 giugno 2020 nel Kurdistan Iracheno: “In coordinamento con le forze armate iraniane, circa 150 località, sospettate di ospitare i militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), sono state prese di mira” e colpite.
Le foto e i video che sono stati postati sui socialmedia dimostrano i grandi incendi che la scorsa estate hanno bruciato ettari di territorio nelle zone montagnose della città di Duhok, nel nord-ovest, a Sulaimania, nell’est della regione federale del Kurdistan.
“Gli incendi hanno costretto gli abitanti ad abbandonare le loro case e i loro villaggi, mentre gli ordigni inesplosi, diffusi su tutto il territorio, hanno reso la situazione ancora più pericolosa.
Con questi attacchi la Turchia di Recep Tayyp Erdogan e l’Iran degli ayatollah cercano di distruggere la ricca biodiversità del Kurdistan Iracheno, come se non bastasse tutto quello che aveva già combinato il regime sanguinario di Saddam Hussein distruggendo più di 4mila villaggi e chiudendo con il cemento le sorgenti naturali d’acqua.
Oltre a questo l’organizzazione terroristica dell’ISIS, sconfitto ma non finito, continua con le sue azioni mordi e fuggi bruciando i campi coltivati di grano, unica risorsa per la sopravvivenza della popolazione nella cittadina curda di Makhmour, contesa con il governo centrale di Baghdad.
La Turchia ha iniziato ad espandere la sua presenza militare nel Kurdistan dell’Iraq contro obiettivi del PKK, pur sapendo si tratta di una violazioen del diritto internazionale oltrepassando la sovranità della Repubblica Federale dell’Iraq.