di Riccardo Renzi * –
Ieri sera si è conclusa la telefonata tra Trump e Putin, cosa ne è scaturito? Premetto che la presenteanalisi muove da alcune considerazioni dell’analista Daniele Dell’Orco, sempre puntuale e attento, ma spesso controcorrente. La maggior parte delle testate hanno riportato notizie di facciata, senza scendere nel merito delle strategie.
Il 2025 segna un momento significativo nelle relazioni internazionali, con l’inizio di una nuova fase nei negoziati per la pace in Ucraina, inaugurata dalla storica telefonata tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il Presidente russo Vladimir Putin. Durata oltre due ore e mezza, la conversazione ha gettato le basi per un possibile cessate il fuoco tra Mosca e Kiev, un primo passo che potrebbe evolversi in una soluzione permanente per il conflitto che da più di un anno sta destabilizzando l’Ucraina e l’Europa. Sebbene le decisioni prese durante questo incontro rappresentino solo un inizio, l’impatto geopolitico di questa telefonata potrebbe essere ben più profondo e significativo di quanto si possa immaginare.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, il cessate il fuoco che Putin e Trump hanno concordato inizierà con un blocco degli attacchi alle infrastrutture energetiche, a partire da quelle in Ucraina. La durata iniziale prevista per questa misura è di 30 giorni, con la possibilità di un’estensione, e rappresenta il primo passo tangibile verso la discesa delle armi. Sebbene non si tratti di un cessate il fuoco totale, la decisione di sospendere gli attacchi a obiettivi strategici come le centrali energetiche ucraine segna una significativa discontinuità con la brutalità del conflitto precedente. Nonostante le preoccupazioni internazionali circa il rischio di un’ulteriore escalation, l’inizio del dialogo tra le due potenze potrebbe finalmente aprire la porta a una risoluzione diplomatica.
Tuttavia il cessate-il-fuoco sulle infrastrutture energetiche, pur essendo un passo positivo, non risolve le questioni fondamentali. In effetti, il controllo russo su parte del territorio ucraino rimane il punto centrale delle trattative, e Putin ha chiaramente espresso la necessità di mantenere il controllo delle regioni occupate come condizione per una pace duratura. La proposta di un cessate il fuoco navale nel Mar Nero e la volontà di trattare un cessate il fuoco completo sono aspetti che, pur possedendo una valenza simbolica, non modificano la realtà sul campo, dove la Russia continua a essere in una posizione di forza.
Una delle novità più rilevanti di questa telefonata è rappresentata dalla figura di Donald Trump. Dopo l’esito elettorale che lo ha riportato alla Casa Bianca, Trump si propone come il principale interlocutore degli interessi russi. La sua determinazione nel portare avanti un dialogo diretto con Mosca è evidente e riflette la sua visione geopolitica di un’America che, pur restando potente, non è più disposta a essere l’ago della bilancia in ogni conflitto internazionale. L’accordo con Putin potrebbe, se realizzato, spianare la strada a una serie di “grandi accordi economici” e a una “stabilità geopolitica” che trascenderebbe il conflitto in Ucraina, rivelando un assetto globalmente più equilibrato.
Trump sembra anche disposto a mettere in discussione le tradizionali alleanze atlantiche, relegando i leader europei a un ruolo di secondo piano. L’inclusione della Russia in un nuovo ordine mondiale, capeggiato da Washington e Mosca, segna un ritorno delle due superpotenze nella gestione dei conflitti globali, con un focus particolare sul Medio Oriente e sull’Iran. La chiara affermazione di Trump sulla necessità di impedire a Teheran di distruggere Israele rispecchia una continuità con la politica estera statunitense, ma lascia anche intendere che, in futuro, la cooperazione tra Mosca e Washington in questa regione potrebbe favorire un riequilibrio tra le potenze regionali.
Il consenso tra Trump e Putin ha anche messo in evidenza un’ulteriore conseguenza geopolitica significativa: l’Europa, almeno per ora, sembra essere messa in secondo piano. Le decisioni cruciali per la pace in Ucraina sono state prese a livello bilaterale, senza un coinvolgimento diretto dei leader europei. Questo potrebbe portare a una ridefinizione delle alleanze internazionali, dove l’Europa rischia di essere marginalizzata, con le sue politiche sanzionatorie nei confronti della Russia che potrebbero divenire inefficaci in assenza del supporto degli Stati Uniti.
Inoltre, la Russia, che fino a poco tempo fa era considerata un paria internazionale dopo l’annessione della Crimea, potrebbe ora vedere riconosciuto il suo status di grande potenza. Il ritorno della Russia nei principali consessi internazionali, come possibile protagonista nella gestione dei conflitti in Medio Oriente, potrebbe sancire un rinnovato equilibrio geopolitico che includa anche la cooperazione strategica tra Mosca e Washington.
La telefonata tra Trump e Putin ha anche aperto la strada alla normalizzazione delle relazioni bilaterali, un obiettivo perseguito dal Cremlino fin dal suo insediamento nel 2016. Il futuro della Russia sulla scena internazionale dipenderà dalla capacità di Mosca di mantenere la propria influenza in Ucraina, di superare le sanzioni economiche e di ripristinare una posizione di parità con gli Stati Uniti. Questo potrebbe anche portare a un ritorno della cooperazione economica, con una possibile revoca delle sanzioni che danneggiano l’economia russa, ma che, d’altro canto, sono considerate fondamentali dai Paesi europei per esercitare pressione su Mosca.
Nonostante le promesse di pace, le incognite sul futuro rimangono molte. L’accettazione da parte di Kiev di un cessate il fuoco, pur essendo un passo verso una possibile soluzione, non risolve le tensioni territoriali che costituiscono il cuore del conflitto. Volodymyr Zelensky, pur avendo dichiarato di essere pronto ad un cessate il fuoco, ha anche ribadito la sua posizione sull’integrità territoriale dell’Ucraina. Le prospettive per la pace sono dunque ancora incerte, e il conflitto potrebbe continuare a evolversi, con il rischio di ulteriori escalation.
Nel frattempo, la geopolitica globale potrebbe subire un riassetto importante, con la Russia che si reinserisce nel novero delle grandi potenze, ma con un Trump determinato a guidare gli Stati Uniti in una nuova era di cooperazione bilaterale, ridisegnando il panorama geopolitico del XXI secolo.
In conclusione, la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin segna l’inizio di un percorso incerto ma cruciale per il futuro della pace in Ucraina e per il riassetto delle relazioni internazionali. La normalizzazione dei rapporti tra Mosca e Washington potrebbe trasformare gli equilibri globali, favorendo una nuova era di cooperazione tra le due superpotenze, ma lasciando anche interrogativi sulle implicazioni per l’Europa e il resto del mondo.
* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.