La Cina conquista il Portogallo, via per l’Europa

di Francesco Cirillo –

La crisi del debito che ha investito pesantemente il Portogallo ha favorito l’infiltrazione dei capitali cinesi nei settori strategici dell’economia portoghese, precisamente nelle aziende dei mezzi d’informazione.
Le acquisizioni dei cinesi sono iniziate nel 2011, anno in cui Lisbona era sotto la supervisione della Troika (Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale). Le privatizzazioni che hanno permesso l’entrata dai cinesi hanno portato nelle casse portoghesi quasi 12,5 miliardi di euro., fino a far diventare il Portogallo una “colonia economica” di Pechino.
I cinesi hanno acquisito una forte presenza nei settori strategici del paese spaziando dall’energia all’aviazione: per fare alcuni esempi, capitali cinesi sono presenti nella compagnia aerea Tap, nelle cliniche private Luz Saúde e nel settore immobiliare. Pechino però punta ad entrare nel sistema bancario portoghese ed usare le banche portoghesi come porta d’ingresso per il sistema bancario europeo. Nel novembre 2016 il gruppo Fosun ha acquisito il 17% della banca Bcp; il Minsheng Financial Group attualmente è uno dei potenziali acquirenti di Novo Banco, l’istituto creato da Lisbona dopo il crack del Bes (Banco Espirito Santo). In mani cinesi vi è attualmente l’ex “Bes investimento”, acquisito nel 2014 dal gruppo Haitong.
L’aggressività di Pechino nell’acquisire le aziende di Lisbona potrebbe portarla a controllare il 30 percento del mercato finanziario portoghese. Proprio nel settore energetico le aziende statali cinesi controllano le quote di maggioranza delle aziende come la Edp, acquisita dalla China Three Gorges e la Ren dalla State Grid. La vendita di queste aziende ha fatto incassare a Lisbona più di tre miliardi di euro, ma ha lasciato a Pechino il controllo monopolistico del settore e di un’azienda come la Edp, che ha registrato negli ultimi anni un utile da un miliardo di euro. Pechino però punta a tutto il Vecchio Continente e vuole utilizzare il Portogallo come testa di ponte per espandere i capitali cinesi. Cina sta tentando di entrare nell’azienda petrolifera lusitana Galp: la società statale cinese Sinopec, che collabora con la Galp in Brasile, vuole espandere il proprio giro d’affari nel paese iberico, e la crisi dell’azienda angolana Sonangol, azionista della Galp, potrebbe favorire l’operazione di Pechino di entrare nella Galp. La volontà Cinese di entrare nella Galp è dovuta all’opportunità di espandere il proprio giro di affari nei paesi lusofoni dov’è presente l’attività della Galp. L’attività della società petrolifera è presente in Angola, Mozambico, Capo Verde, Guinea Bissau e São Tomé.
I legami di Lisbona con le ex colonie è il fattore principale che ha attratto gli investitori cinesi, vista la possibilità di stringere accordi commerciali con Angola, Mozambico e Brasile. La parola d’ordine dei cinesi è diversificare, visto che Lisbona ha ben poco da vendere come aziende pubbliche ora che la recessione è stata superata. Per questo Pechino ha acquisito aziende portoghesi con un altissimo valore tecnologico come la Edp Renovavéis.
Non tutti però vedono di buon occhio l’arrivo dei capitali cinesi. Secondo il presidente del Banco Português de investimento, Fernando Ulrich, il Portogallo è diventato “la base di lancio di Pechino per infiltrarsi in Europa; Oltretutto Ulrich ha affermato che nessuno si scandalizza che i presidenti delle aziende cinesi sono membri del Comitato centrale del Partito Comunista e che le aziende siano sotto controllo statale.
Una carta vincente dei cinesi è che quando acquisiscono una società straniera lasciano i manager di quelle aziende al loro posto, non tagliano il personale ed espandono il giro di affari.
Pechino ha inoltre in cantiere il progetto di investire nel porto di Sines, città a sud di Lisbona. Gli obiettivi per il porto di Sines sono chiari, ovvero creare una piattaforma logistica competitiva e investire sul porto, eccellente porta d’ingresso per le merci cinesi nel mercato comunitario. Pechino vuole entrare in Europa anche attraverso i paesi della cosiddetta fascia B ed evitare le manovre ostruttive di Berlino e di Londra. Soprattutto Pechino vuole bloccare le esportazioni tedesche nel paese e la Germania, non essendoci reciprocità, applica una politica “anti-cinese” quando la Cina tenta di acquisire aziende che operano in settori strategici. Vedendosi sbarrata la porta dell’Europa centrale Pechino usa altre “vie”: il Portogallo.