La commissione conferma la responsabilità dei russi per l’abbattimento del Malaysia Airlines Mh17 (298 morti)

di Guido Keller –

Sul caso del volo della Malaysia Airlines Mh17, abbattuto da un missile Buk il 17 luglio 2014 mentre sorvolava i cieli del Donbass, ha prodotto oggi il proprio rapporto la commissione internazionale formata da esperti olandesi, australiani, belgi, malesi e ucraini affermando per bocca del rappresentante olandese Wilbert Paulissen che il missile che colpì il velivolo uccidendo 298 passeggeri “proveniva dalla 53ma brigata di missili anti-aerei di stanza a Kursk in Russia”.
I passeggeri erano perlopiù cittadini olandesi, inglesi, australiani e malesi, in viaggio per vacanza o per lavoro, ma circa un centinaio di questi costituivano il gruppo dei più illustri esperti e ricercatori nel campo della lotta ad Aids ed Hiv, diretti in Australia per la ventesima Conferenza internazionale sulla malattia. Tra le vittime vi furono i 15 membri dell’equipaggio.
Paulissen ha confermato che a colpire il Boeing 777 fu un missile Buk-Telar probabilmente affidato dall’esercito russo ai ribelli secessionisti ucraini, confermando così la tesi avanzata da subito dall’intelligence tedesca ed in seguito dagli inquirenti olandesi. Il rapporto si basa su una serie di dati e tracce ma anche su intercettazioni telefoniche e radio tra le quali una in cui si sente un miliziano agitato mentre riferisce dell’abbattimento dell’aereo civile per errore, nella convinzione si trattasse di un mezzo militare ucraino, e di filmati in cui si vedevano i ribelli mentre trasportano il sistema missilistico. Rottami di quel tipo di missile sono erano stati rinvenuti fra quelli del velivolo malese, e da subito si era parlato del malfunzionamento della batteria lanciamissili, la quale avrebbe avuto uno dei radar di puntamento guasto.
Da sempre la Russia ha respinto ogni addebito, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha parlato in più occasioni di “troppi giochi politici su questa tragedia”, “non possiamo far finta di essere soddisfatti del modo in cui la risoluzione originale sia stata gestita e scavalcata dagli investigatori”, “l’inchiesta dovrebbe essere trasparente”, mentre sussistono “giochi di propaganda”, per cui si “punta l’indice” nonostante la mancanza di prove e il fatto che la relazione preliminare abbia prodotto “molte domande”.
Anche oggi Vladimir Chizhov, rappresentante permanente della Russia presso l’Unione Europea, ha affermato che “Si tratta di una vecchia storia, anche all’epoca nel 2014 gettata in bocca all’informazione”.

Il sistema Buk è abbastanza complesso: un centro di comando e controllo, sei impianti antincendio semoventi, un centro di controllo automatico, un sistema di illuminazione radar e guidamissili con un’antenna alta 22 metri, un lanciatore con 4 missili, un sistema informativo digitale, un rilevatore ottico, un telemetro laser, apparecchiature per la navigazione e comunicazione ed una centrale elettrica mobile.
Durante le fasi di scoperta e lancio, la piattaforma rigida lanciamissili viene fatta ruotare con attuatori elettroidraulici ed orientata simultaneamente nell’elevazione azimutale. Il bersaglio viene individuato, identificato e monitorato e dopo essere stato tracciato e designato, il radar lo illumina. I dati vengono trasferiti al radio comando dei missili e lanciati a coppia, per evitare errori o malfunzionamenti. Gli 9A310M1, possono identificare target con una RCS, radar cross section, di 5 m/2 a 40 km di distanza. Il telemetro laser, accoppiato al rilevatore ottico, ha migliorato la furtività dei missili e fornisce loro un migliore angolo di attacco. Tale implementazione rende i 9A310 adatti per l’impiego negli scenari NEC. Infine, il Buk, può seguire contemporaneamente 6 diversi bersagli.

Vedi anche: Giovanni Caprara, “Profilo del sistema d’arma 9K37 BUK: quello che ha abbattuto il Boeing sull’Ucraina” – Notizie Geopolitiche, 21 luglio 2014.