di Armando Donninelli –
La Comunità economica degli Stati dell’Africa Centrale (ECCAS) deve la sua origine una decisione presa nel dicembre 1981, in un vertice dei paesi aderenti all’Unione doganale ed economica dell’Africa Centrale (UDEAC). L’idea era, come si ricava dalla definizione ECCAS, di costituire una Comunità di carattere economico tra i paesi dell’area. Tale scelta venne a concretarsi nell’ottobre del 1983, qui gli Stati UEDAC e quelli aderenti alla Comunità economica dei paesi dei Grandi Laghi (CEPGL), cui si aggiunse Sao Tomé e Principe, decisero che era venuto il momento di applicare il progetto che era stato approvato due anni prima.
Alla base della creazione di una Comunità economica tra i paesi della regione vi era il desiderio, da parte dei suoi promotori, di incrementare la cooperazione economica interstatuale e migliorare il tenore di vita della popolazione. Tutto ciò tramite una progressiva abolizione dei dazi doganali, con l’adozione di una politica commerciale esterna comune, con l’abolizione all’interno della Comunità di limitazione alla libera circolazione per le persone, merci, servizi o capitali, ma anche con l’adozione di un programma comune di sviluppo regionale.
In base all’architettura delle istituzioni ECCAS, al vertice gerarchico della Comunità vi è la Conferenza dei Capi di Stato dei paesi aderenti. Tale organismo si riunisce una volta l’anno e determina quelle che sono le politiche generali che dovranno essere attuate, al tempo stesso, controlla la correttezza dei provvedimenti già adottati.
Con la citata Conferenza collabora il Consiglio dei ministri, è composto di ministri dei paesi membri competenti per le questioni di carattere economico. Sua funzione è guidare l’azione delle istituzioni dell’ECCAS e, contemporaneamente, deve fornire alla Conferenza delle raccomandazioni riguardo ai provvedimenti da adottare per raggiungere quelli che sono gli obiettivi comunitari.
Nella sua azione è supportato dalla Commissione Consultiva, costituita da esperti nominati dai paesi membri, la quale fornisce al Consiglio indicazioni sulle misure eventualmente da adottare.
L’organo esecutivo dell’ECCAS è il Segretario Esecutivo, la cui sede è nella capitale del Gabon Libreville, sua funzione è applicare le decisioni prese dalla Conferenza dei Capi di Stato e dal Consiglio dei Ministri.
Al fine di assicurare il rispetto della normativa comunitaria, ma anche per fornire consulenza di carattere giuridico, è stata costituita una Corte di Giustizia, tuttavia, fino ad oggi, non è mai stata operativa.
Nel 1985 il Trattato istitutivo fu ratificato da tutti i paesi che lo avevano firmato, vale a dire Gabon, Camerun, Repubblica Centro Africana, Ciad, Guinea Equatoriale, Burundi, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo e Sao Tomé e Principe.
Tuttavia, la Comunità incontrò alcuni ostacoli alla sua piena operatività. Tra questi va menzionato anzitutto il mancato pagamento delle quote da parte dei paesi membri, ma vi è anche da ricordare il conflitto armato che si scatenò nella regione dei Grandi Laghi. Molto importante, a tal riguardo, fu la guerra civile in Congo, qui vennero a contrapporsi militarmente due paesi membri dell’ECCAS, vale a dire Ruanda e Angola, quest’ultima originariamente era solo osservatore nella Comunità, nel 1999, ne divenne membro a pieno titolo.
Verso la fine degli anni 90 del precedente secolo, la Comunità comincia a dimostrare una certa vitalità. Difatti, in una riunione del Consiglio dei Capi di Stato tenutasi a Libreville il 6 febbraio del 2018, si è deciso di creare i presupposti per farla divenire operativa in conformità a quanto disposto dal suo Trattato istitutivo.
Il quel vertice fu approvato un bilancio che comprendeva un fondo, di 10 milioni di franchi francesi, destinato a finanziare le spese ECCAS, in quell’anno, per avviare le sue strutture a un’azione concreta. Sempre in quell’occasione si decise di instaurare la collaborazione tra Consiglio dei Capi di Stato e Consiglio dei Ministri, prevista dal Trattato istitutivo, vale a dire il vero motore propulsivo della Comunità.
Molto rilevante è la decima riunione del Consiglio dei Capi di Stato, tenutasi a Malabo nel giugno del 2002. In tale occasione fu deciso di adottare un protocollo riguardante l’istituzione di una rete di parlamentari dell’Africa Centrale (REPAC). Quest’ultima, secondo i suoi promotori, sarebbe dovuta essere la base per la creazione di una vera e propria assemblea parlamentare dei paesi dell’Africa Centrale.
Sempre in quell’importante vertice furono presi dei provvedimenti diretti al mantenimento della pace in quella turbolenta regione. Fu difatti costituito un Consiglio per la pace e la sicurezza in Africa Centrale (COPAX), al suo interno fu prevista la Commissione per la difesa e la Sicurezza (CDC), ma anche la Forza multinazionale dell’Africa Centrale (FOMAC), quest’ultima può contare su membri forniti dai vari paesi su base volontaria. Sempre nell’ambito del COPAX fu disposta l’istituzione del Meccanismo di allarme rapido dell’Africa Centrale (FOMAC), la sua funzione è di raccogliere dati e di analizzarli al fine di prevenire e risolvere tutte quelle situazioni di crisi che potrebbero sfociare in veri e propri conflitti armati.
Nella medesima ottica di collaborazione militare per il mantenimento della pace si è svolto, nell’ottobre del 2003 a Brazzavile, un’incontro dei capi di stato maggiore di tutti i paesi ECCAS. In quest’occasione si stabilì di creare una forza di pace, delle dimensioni di una brigata, al fine di intervenire in eventuali situazioni di forte instabilità in Africa Centrale. Sempre in questa sede si decise, al fine di rendere più efficiente la collaborazione militare, di fare esercitazioni ogni due anni in un diverso paese, le prime si sarebbero tenute in Ciad.
Tutto questo si pone anche in linea con i programmi dell’Unione Africana (UA) di istituire cinque brigate, una per ogni regione del continente (Africa Settentrionale, Occidentale, Centrale, Orientale e Meridionale).
Nell’undicesimo Consiglio dei Capi di Stato, tenutosi a Brazzaville nel gennaio 2004, si è preso atto che il COPAX, con tutto il suo contenuto, avesse ottenuto il numero necessario di ratifiche, da parte degli Stati membri, per entrare in vigore. Sempre nel medesimo vertice furono adottati alcuni documenti diretti al riconoscimento della parità di genere.
Nel luglio del 2004 l’ECCAS ha dato applicazione pratica al progetto di creare una zona di libero scambio, ciò con l’obiettivo di giungere a un’unione doganale, con tariffa esterna comune, entro il 2008. Tale scadenza non è stata rispettata, poiché le collaborazioni tra Stati membri per ridurre le tariffe doganali interne hanno dato risultati non sufficientemente positivi, basti pensare che solo il 34% delle tariffe interne sia stato ridotto a zero. Il progetto è ancora in corso, anche se con consistenti ritardi che fanno si che tale regione sia quella con il più basso scambio interno tra le cinque regioni in cui si suddivide l’Africa.
Risultati positivi sono stati raggiunti dall’ECCAS per quanto riguarda il settore del mantenimento della pace della regione. In tale ambito, il risultato di maggior successo è la Missione di consolidamento della pace in Africa Centrale (MICOPAX). Si tratta di una missione che ECCAS ha gestito tramite la già citata FOMAC e che, anche tramite l’aiuto economico dell’UE, è riuscita ad assicurare un certo grado di sicurezza alla popolazione della Repubblica Centroafricana. Tale missione è durata dalla metà del 2008 alla fine del 2013 quando, anche grazie alla presenza dei suoi militari, le tensioni li presenti sono diminuite.
Molto lenti sono i progressi per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, ora ciò è possibile solo in quattro Stati membri, vale a dire Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo. Negli altri Stati aderenti vi sono ostacoli che sono giustificati in conformità a ragioni di sicurezza interna, tuttavia tali limitazioni, molto lentamente, stanno diminuendo. Non è quindi da escludere che tra qualche quest’obiettivo possa essere raggiunto.
Pur tra molte difficoltà, si stanno facendo dei passi in avanti anche sulla possibilità di assumere posizioni comuni in materia di politica estera. Basti pensare che il 7 settembre del 2019, a Brazzaville, sia stato approvato, dai ministri competenti, un documento che contiene la posizione che i paesi ECCAS avrebbero dovuto tenere nell’imminente summit sul clima di New York del 23 settembre dello stesso anno. In questa maniera, indubbiamente, i paesi della regione possono tutelare con più forza i propri interessi.
Nel 2018 il tasso di sviluppo economico della regione è stato del 2,2%, un buon risultato se paragonato all’1,1% dell’anno precedente ma sicuramente insoddisfacente se raffrontato al tasso di crescita medio del 3,5% registrato in quell’anno nel Sub-Sahara. In considerazione di ciò è intervenuta l’African Development Bank la quale, per il periodo 2019-2025, ha presentato un piano d’investimenti per la regione di 4,421 miliardi di dollari. Tale intervento è stato giustificato in base alle consistenti ricchezze naturali di cui gode quest’area geografica (petrolio, metalli preziosi, etc.). Queste risorse, ad avviso della banca, dovrebbero garantire tassi di crescita maggiore se adeguatamente utilizzate.
Tale piano di finanziamento s’incentra su due pilastri. Il primo riguarda le infrastrutture (in particolare reti elettriche, trasporti e telecomunicazioni), il secondo sostiene lo sviluppo della rete commerciale e gli investimenti transfrontalieri nella regione. Avrà un ruolo decisivo nell’affrontare le complesse sfide che attendono l’ECCAS nei prossimi anni.