La crisi russo-ucraina può rilanciare l’export petrolifero iraniano

di Silvia Boltuc * –

L’amministratore delegato della National Iranian Oil Company (NIOC), Mohsen Khojasteh-Mehr, ha annunciato che il 6 febbraio 2022 Iran e Iraq hanno firmato un contratto per lo sviluppo e la gestione del giacimento petrolifero congiunto di Sohrab.
Tale giacimento è situato nella provincia del Khuzestan, a nord-ovest della città di Ahvaz, lungo il confine iraniano-iracheno ed è congiunto con il giacimento petrolifero di Hoveyzeh in Iraq. Il contratto è stato siglato da Khojasteh-Mehr ed il suo omologo iracheno, l’amministratore delegato della Dana Energy Company Mohammad Iravani, alla presenza del Presidente iraniano Ibrahim Raisi e del Ministro del Petrolio Javad Owji al Centro Conferenze Internazionale dell’IRIB (IICC). L’accordo, che prevede la produzione di 30mila barili di greggio al giorno (per una produzione cumulativa di 160 milioni di barili di greggio) ed investimenti per un totale di circa 840 milioni di dollari, ha stabilito che sarà la Dana Energy Company a gestire il finanziamento, lo sviluppo ed il funzionamento del giacimento petrolifero congiunto.
Il ministro del petrolio iraniano Javad Ovji ha affermato che nei mesi scorsi le finanze estere sono state utilizzate per diversi progetti di sviluppo di giacimenti di petrolio e gas, siglando contratti per un valore di 4,5 miliardi di dollari. Ovji ha incontrato il suo omologo iracheno Ihsan Abdul-Jabbar Ismail a margine di una riunione dell’assemblea del Forum dei Paesi Esportatori di Gas (GECF) in Qatar, a Doha, per discutere l’espansione della cooperazione energetica tra i Iran e Iraq, due paesi dall’enorme potenziale energetico inespresso (in Iran a causa delle sanzioni, in Iraq per la forte instabilità politica, le questioni legate alla giurisdizione nel Kurdistan ed il problema sicurezza) e del saldo dei debiti accumulati dell’Iraq per forniture di gas pregresse.
A conferma delle crescenti collaborazioni fra i due paesi, negli scorsi giorni il portavoce del Ministero dell’Energia iracheno Ahmed Musa aveva annunciato che tre ministri iracheni (dell’energia, delle finanze e del petrolio) insieme all’amministratore delegato della Tejarat Bank irachena si sarebbero recati presto in visita a Teheran per riprendere le importazioni di gas ed elettricità iraniani. L’Iraq, è stato il primo stato confinante la cui rete elettrica nazionale è stata sincronizzata con la rete iraniana nel novembre 2019, seguito da Armenia, Azerbaigian e Russia. Per quanto riguarda il gas, si stima che l’Iran possa fornire all’Iraq più di 45 milioni di metri cubi di gas, mentre attualmente le forniture sono ferme a soli 8 milioni di metri cubi.
Nell’ultimo anno l’Iran ha accresciuto la cooperazione nel campo dell’oil&gas con diversi paesi euroasiatici in previsione della firma del nuovo Piano d’Azione Congiunto Globale (PACG) e della conseguente rimozione delle sanzioni. L’Iraq è uno dei paesi target dei commerci della Repubblica Islamica dove Teheran vanta già una forte presa ideologica. Negli ultimi anni l’Iran si è rilanciato come importante hub energetico regionale, vantando una quantità di risorse energetiche fra le maggiori al mondo ed una posizione dall’indubbio valore strategico, all’incrocio fra i maggiori corridoi di transito regionali (Belt and Road Initiative cinese e l’INSTC, il Corridoio di Transito Internazionale Nord-Sud che collega l’India con la Russia), un accesso ad acque internazionali con porti e zone economiche franche che attirano un numero sempre maggiore di attori internazionali, e diversi siti all’interno del Golfo Persico, uno dei principali punti di snodo del commercio del petrolio mondiale. Alla luce della recente crisi ucraina, con un’Europa che agogna vie di approvvigionamento alternative alla Russia tanto da rivolgersi ai già noti Turchia e Azerbaigian, Bruxelles potrebbe trovare nell’Iran un mercato fertile per investimenti energetici e far fronte alle richieste della domanda interna. Diverse compagnie italiane ed europee avevano già manifestato in passato il forte desiderio di esplorare i mercati energetici iraniani ed oggi, l’uscita di scena della Russia come partner esportatore e un rinnovato accordo sul nucleare, potrebbero rilanciare l’Iran. Gli analisti della Bank of America hanno affermato che se la maggior parte delle esportazioni di petrolio della Russia venisse interrotta, potrebbe esserci un deficit di 5 milioni di barili o maggiore, e ciò significa che i prezzi del petrolio potrebbero raddoppiare da 100 dollari a 200 dollari al barile. D’altro canto, è proprio la Russia a mettere un freno al PACG, giacché sul tavolo delle trattative è finita la richiesta da parte del Cremlino dell’esenzione dei commerci russo-iraniani dalle sanzioni inflitte a Mosca in seguito alla crisi ucraina. L’Iran impiegherà comunque diversi mesi per ripristinare i flussi di petrolio pre-sanzioni, ma il paese si sta preparando stringendo alleanze regionali e rafforzando il suo potenziale industriale.

* Articolo in media partnership con SpecialEurasia.

(Foto: Depositphotos).