La difesa integrata europea post Afghanistan

di Giovanni Caprara

La decisione statunitense inerente il ritiro delle truppe dall’Afghanistan si è tramutata in una sorta di punto di rottura tra l’Europa e gli USA, in quanto ha ridotto l’influenza geopolitica della UE. Ma non solo, perché coinvolge anche la forza culturale, commerciale ed economica, danneggiate dall’assenza di una politica estera e dalla difesa comune, infatti l’Unione Europea non ha la possibilità di intervenire insieme in zone vicine ai propri interessi economici. La soluzione più adeguata sarebbe quella di unire le capacità senza, ovviamente, obliare la Nato e sminuire le forze armate dei singoli Paesi. Pertanto è auspicabile una autonomia e una sovranità accresciuta sia in ambito dell’Alleanza Atlantica che in Europa. Ma la soluzione non è semplice e tantomeno rapida a causa delle dispute interne che scaturiscono dalle diverse capacità militari, benché sia auspicata tutte le nazioni, a iniziare dalla presidente della Commissione Europea von der Leyen nell’annuale discorso sullo stato dell’Unione. Il consolidamento dell’Ue implica il superamento del concetto di Stato così come è concepito, variabile che è mancata alla Gran Bretagna, e tutti i membri devono sostenere il viatico di unificazione sino all’ottenimento della sinergia e cooperazione come sola ed inscindibile unità. Dunque, una politica estera ed economica comune e la difesa integrata, così da estendere i poteri sino a rafforzare la statualità del sistema Europa. In questo contesto mancheranno le Forze Armate britanniche, probabilmente le più efficienti del Vecchio continente, ma sostituibili con uno sforzo comunitario congiunto. In un eventuale intervento armato dell’Unione Europea, l’assenza di alcuni assetti militari inglesi porterà la Francia ad assumere un ruolo centrale nello scenario della Difesa europea post Brexit. Il quadro strategico europeo è imperniato nell’agevolare la sicurezza del confinante, sia con azioni autonome che in cooperazione con altri, creando un’organizzazione bilaterale e regionale, un concetto definibile come multilateralismo delle forze armate, estendibile anche nello spazio virtuale con azioni mirate di cibernetica, un dominio in espansione fondamentale per la sicurezza e l’economia europea. Questo vuole essere la definizione di obiettivi strategici per porre in relazione i valori base dell’Unione nei suoi interessi vitali, implementando gli strumenti atti a garantirne le capacità in materia di sicurezza e difesa. Risorse come i Battle Groups però, benché formalmente istituite da tempo, non sono mai state utilizzate e ciò limita la rapidità di intervento in teatri dove l’interesse europeo è primario, in particolare nel Mediterraneo.
La Germania, con la Bundeswehr, ha un modello di corpo di spedizione impiegabile in teatri di crisi di interesse per la nazione, in aree geografiche lontane, le cui peculiarità sono nella rapidità di dispiegamento, nell’interconnessione integrata per velocizzare l’intelligence al fine di favorire la conoscenza dell’ambiente in cui opererà ed una più rapida catena di comando. La Francia ha una strategia di piena autosufficienza, una condizione a garanzia dell’indipendenza atomica, dunque una prerogativa sulla produzione di tutti i componenti per la deterrenza nucleare nazionale. L’obiettivo francese è quello di una limitata ristrutturazione della capacità atomica, in particolare il decremento dei missili da crociera trasportati da velivoli e l’aumento del numero dei sommergibili strategici.
I modelli di difesa per l’intervento in aree di crisi sono strutturati in tre settori: la forza di reazione, creata per contrastare un avversario con una componente militare rilevante, pertanto è abilitata ad operare in scenari di combattimento ad alta intensità; la forza di stabilizzazione, è incaricata per operazioni di bassa o media conflittualità e per la stabilizzazione dell’area di crisi nel lungo periodo; la forza di supporto che ha compiti di sostenere, assistere e coadiuvare le attività di comando e controllo delle due precedenti. In particolare, le capacità di proiezione della forza di stabilizzazione sono tese alla sopravvivenza in ambienti ostili o divenuti tali per improvvise recrudescenze della violenza a causa di attività di guerriglia ed alle competenze socio-culturali relative alla zona dell’operazione. Non ultima è la componente dell’intelligence per la prevenzione di attacchi terroristici. Inoltre la forza di supporto è fondamentale sia durante la conduzione delle operazioni quanto al mantenimento e controllo del teatro. La centralità delle forze armate nei confini nazionali è assunta a basilare da quando i governi ne agevolano la prontezza operativa in situazioni di crisi quali il supporto alle autorità civili in caso di calamità naturali ed alla funzione strategica di conoscenza ed anticipazione delle minacce, una sorta di allerta rapida in grado di monitorare lo sviluppo dei dissesti interni.
Operazioni militari che possono ora essere agevolate dai velivoli di 5° generazione in grado di superare le bolle di difesa avversarie e di penetrare in aree ostili furtivamente diffondendo le informazioni ai centri di comando e controllo, in tempo reale, grazie alla realtà aumentata e alla digitalizzazione del campo di battaglia.