La mossa della destra

di Giovanni Caprara –

La principale distinzione nell’ideologia fra le posizioni politiche di destra e sinistra è nell’uguaglianza, o meglio nei criteri che regolano questo termine. Infatti è relativa e non assoluta, in particolare se riferita ai beni materiali. Sulla condivisione di quest’ultimi, però, ogni singolo essere umano associa una desiderabilità, ossia il bene che è fondamentale per uno potrebbe non esserlo per l’altro. Ma la visione utilitaristica dell’uguaglianza ha il limite nella cultura di un popolo, i cui bisogni sono dettati dalle condizioni economiche, politiche e religiose in cui vivono, ossia la naturalità di un individuo, meglio definibile come la consuetudine, la tradizione ed il passato.
Infatti il criterio di base della ripartizione non può prescindere dalla suddivisione dei beni materiali, ma tra quali soggetti dovranno essere spartiti, che cosa dovrà essere assegnato ad ognuno, ed i criteri per attuarla. Di fatto l’errore è considerare ogni singolo essere umano uguale, perché sono tra loro fortemente dissimili. Possono condividere idee, atteggiamenti, gusti, necessità, ma mai completamente. E’ giusto e razionale invece il concetto di egualitari, dove vale la civile convivenza fra singoli in una società complessa. In questo entra anche la libertà dell’individuo; in un contesto di assoluta eguaglianza sarebbe limitata, perché portandole all’estremo una limiterebbe l’altra. Infatti non può esistere una completa libertà di pensiero e di azione in un ambiente di parità sociale, proprio per l’assunto che ogni singolo uomo ha una visione diversa dall’altro.
Coniugare valori egualitari e libertari è stata la sfida del comunismo, ma i rapporti del potere, le strutture sociali ed il tramonto dell’ideologia che ha lasciato il campo alle “posizioni”, hanno sconfitto il comunismo storico. Di fatto la destra accetta la naturalità della società con la consapevolezza che l’eguaglianza è utopica in un ambiente complesso creato dalla globalizzazione, la quale ha nettamente evidenziato le diseguaglianze naturali, o meglio le capacità mentali, fisiche e di nascita che ognuno dispone per avere la sua parte nella società. La sinistra, al contrario, ha una posizione di diniego nei confronti di queste palesi differenze fra i singoli individui che sono nettamente evidenti. La mossa vincente della destra è stata quella di enfatizzare la consuetudine e la tradizione, concedendo ad ogni ceto la libertà di essere parte della società in cui è calato, o meglio di poter usufruire appieno delle proprie capacità ed idee. Questo con la consapevolezza che eguaglianza e diseguaglianza sono osservabili nelle conseguenze pratiche, ossia quanto ha in comune o quanto distingue ogni singolo uomo nella quotidianità, pertanto, la destra, accettando questa condizione riesce a superare il concetto del comunismo storico, agevolando la convivenza tra ceti sostenendo i fattori a loro comuni.
Un esempio è nella questione dei migranti: un’importante partizione di cittadini comunitari, facenti parte di gruppi sociali differenti, è favorevole ad una radicale regolamentazione dei flussi, questo si traduce nella libertà di espressione e nell’approvazione di una decisione governativa, cosa che la sinistra ha disatteso imponendo una eguaglianza anti culturale e contraria al sentire comune, una sorta di limitazione della libertà di espressione e giudizio dei singoli. L’evoluzione economica e tecnologica ha ingenerato un superamento della sinistra intesa nel classico comunismo, ed anche della destra storica del fascismo, infatti ora sono le posizioni che i cittadini dell’Unione Europea perseguono. Il populismo ed i sovranisti sono la nuova destra, e se per questo si intende una politica che ascolta la società e tenta di esserle vicino dimostra che il progetto del comunismo che inneggiava all’eguaglianza è fallito. Eppure la sinistra aveva dalla sua parte gli opinionisti più accreditati, gli ambienti universitari, il cinema ed i media. Inneggiavano al politicamente corretto, alla difesa delle minoranze, per tanto a sostegno di una globalizzazione, e dell’Unione Europea che non teneva l’Italia in debita considerazione. Gli operai, i disoccupati, i disabili, i malati e gli anziani hanno percepito questo atteggiamento come un allontanarsi da loro in favore degli immigrati, dei rom e dei musulmani, ed il risultato delle elezioni dove la sinistra ha perso le città e le regioni simbolo del passato, ne è la netta dimostrazione. Il popolo si è schierato verso posizioni diverse, quelle che disdegnano la politica dell’accoglienza indiscriminata od anche di proposte di legge come lo ius soli, percepite dai cittadini come degrado, criminalità, spese di mantenimento e rimpatrio non sostenibili di coloro che per lunghi periodi soggiornano nei centri di accoglienza. Una corrente politica definibile come neorealismo in difesa di soggetti non accettati dalla maggioranza del popolo.
Così la sinistra si è alienata il suo elettorato.
A questo ha anche contribuito una informazione non corretta riguardo i flussi migratori. La sinistra ha sempre accolto gli esuli che, sostenevano, erano in fuga dalle guerre, ma poi la realtà ha palesato che solo il 4% proveniva dalla Siria ed Iraq, dati inconfutabili che qualche buonista ancora disconosce senza valutare correttamente la differenza tra coloro ai quali è assegnato lo status di rifugiato di guerra e chi, invece, non lo è. La restante parte si trasferisce da democrazie deboli od imperfette, dove erano comunque riusciti a mettere insieme le cifre esose richieste dagli scafisti per il viaggio verso l’Europa ricca delle ONG. Perché è questo che i migranti inseguono: l’immagine falsata di una prosperità illimitata della società europea indotta da queste organizzazioni non governative, con i loro moderni ospedali e mezzi. In tutto questo, gli europei hanno cominciato a paragonare le immagini drammatiche mostrate dai media delle zone di guerra con quelle degli esuli che scendevano dalle navi delle ONG e militari: sono giovani, in forma e vestiti con abiti normali. Nessuno di loro versava in condizioni disperate come i telegiornali raccontavano. Di fatto è stato semplice ipotizzare che gli ingressi indiscriminati erano la risultanza dell’asservire l’Europa e dell’incapacità verso il controllo delle frontiere. Pertanto sono tornati i sacri confini e la protezione della razza, non espressi dalla destra moderata, ma è la posizione vicina ad una importante frangia dei cittadini comunitari che hanno spostato l’equilibrio politico dell’Europa verso l’estrema destra. Non solo l’immigrazione, ma anche l’eversione islamica ha contribuito a scalfire le ideologie di sinistra: la contrapposizione religiosa, l’insofferenza verso etnie culturalmente estranee, la mal sopportazione di gruppi sociali non appartenenti al sentire comune, non sono mai stati compresi dai leader di sinistra. In Italia la posizione della maggior parte dei cittadini, appartenenti a diverse classi sociali è favorevole ad un atteggiamento sovranista e questo concede alla politica interna di poter divenire la capofila della destra europea, con il possibile collasso della stessa Unione, oramai contestata da molte forze comunitarie e dagli Stati Uniti.
L’INPS, per voce del suo presidente, sostiene che gli immigrati favoriscono il sistema pensionistico e partecipano fattivamente sia alla demografia che all’economia italiana, dove le nascite sono in diminuzione ed i lavori pesanti con salari sottodimensionati snobbati. Sicuramente vero per gli emigranti regolarmente assunti che versano il contributo all’erario, ma non riguarda quelli che entrano clandestinamente in Italia, la cui maggior parte è destinata ad occupazioni non in linea con la società. Sembra, pertanto, che il ruolo degli esuli sia lavorare in condizioni di schiavitù con stipendi da non consentire loro una dignità, ripopolare le aree rurali e procreare forza lavoro. Se questa è la sinistra, non lo sono la maggior parte degli italiani, i quali vogliono riconoscere nel governo le proprie posizioni.