La penetrazione turca in Africa

di Shorsh Surme

La liberazione della ragazza Italiana Silvia Romano ha messo in risalto il ruolo della Turchia in Africa in generale e in Somalia in particolare sulle pagine dei giornali. La presenza turca nel continente africano non è tuttavia nuova, e fin dalla fondazione della Repubblica Turca tutti i governi che si sono succeduti in quel paese hanno cercato sempre di orientare i loro interessi verso l’Africa, facendo concorrenza la presenza della Francia, degli Stati Uniti e del Regno Unito per oltre un secolo.
Geograficamente la Turchia ha una posizione strategica molto importante stando sul Bosforo, che collega il Mar Nero al Mar Mediterraneo.
La Turchia ha da tempo riconosciuto quasi tutti gli stati sovrani del continente, che sono anche membri delle Nazioni Unite, ed ha puntato a rianimare le relazioni diplomatiche, in particolare con l’apertura della sua prima missione post-indipendenza nell’Africa sub-sahariana, in Nigeria nel 1956.
Con la scusa di sostenere lo “sviluppo” la Turchia, attraverso l’Agenzia di cooperazione e coordinamento turca (TIKA), è diventata uno dei maggiori partner dell’Africa. L’agenzia è stata originariamente creata nel 1992 per aiutare sia gli stati dell’ex Unione Sovietica di lingua turcofona, sia quelli nel Caucaso e nei Balcani proprio. Con la nascita dal partito filoislamico AKP il 14 agosto 2001, a seguito dello scioglimento e della scissione del Partito della Virtù di Necmettin Erbakan, sono stati aperti ben 20 uffici in Africa, in particolare in Somalia e in Darfur, quindi i cosiddetti progetti di TIKA dovrebbero durare sino 2063.
In realtà la Turchia di Erdogan cerca di ottenere lo status di principale osservatore all’interno dell’Unione Africana fin dal 2008, quando si è tenuto il primo vertice Turchia-Africa con la partecipazione di 50 stati africani, vertice che mirava a esplorare varie opportunità di sviluppo e a costruire una solida relazione economica con la Turchia. Qui la domanda viene spontanea: di quale economia parliamo, nel momento in cui la maggior parte dei paesi dell’Africa soffre povertà e carestia? La verità è che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il suo partito AKP vorrebbero esportare la dottrina dei Fratelli Musulmani nei vari paesi a maggioranza musulmana come la Somalia, il Senegal, il Niger, la Mauritania e non solo, cercando di allontanarle della influenza egiziana che in questo momento è il nemico numero uno dei Fratelli Musulmani insieme all’Arabia Saudita.
In tutto questo quelli che guadagnano il terreno sono i jihadisti di tutte le sigle, e guarda caso quelli che erano in Siria ora, proprio grazie alla Turchia, si trovano in Libia.