La pericolosa persistente irrilevanza politica dell’Europa

di Ciro Maddaloni * –

L’Unione Europea con i suoi 27 Paesi membri, tra i quali colossi economici come la Germania, quarta economia mondiale, la Francia settima e l’Italia ottava, rimane comunque la Cenerentola politica per quanto riguarda le relazioni internazionali. Paesi molto meno sviluppati, come la Turchia, spesso contano sulla scena politica internazionale più di tutta l’Unione Europea.
Ma come può succedere questo? Come può succedere che la Russia vada a negoziare con gli Stati Uniti e con la Turchia per una guerra nel cuore dell’Europa che vede duramente coinvolta l’Ucraina, che confina con quattro Stati che fanno parte dell’Unione Europea, ossia Romania, Ungheria, Slovacchia e Polonia. E la stessa Russia confina con altri 3 stati dell’Unione Europea: l’Estonia, Lituania e Finlandia. La guerra è insomma nel cuore dell’Europa, ai confini con l’Unione Europea. Eppure a trattare con i Russi e gli Ucraini si alternano gli Stati Uniti e la Turchia. Qualcuno si è posto questa domanda?
L’Unione Europea ha posto in essere diverse iniziative per aiutare, dal punto di vista economico e logistico, il popolo ucraino per fare fronte alle difficoltà dello sforzo bellico. L’Unione europea ha adottato misure severissime per sanzionare la Federazione Russa per la vile aggressione ai danni dell’Ucraina e delle popolazioni civili. Vari Paesi europei individualmente hanno fornito e continuano a fornire materiale bellico utile agli ucraini per difendersi dall’aggressione russa.
Malgrado tutto questo, l’Unione Europea non è mai parte rilevante nei negoziati con Russia e Ucraina e non si riesce a spiegare come questo sia possibile.
Quando (e se) l’Unione Europea viene coinvolta è più per “formalità e rispetto del protocollo diplomatico” che per reale partecipazione e impulso ai negoziati.
La risposta la possiamo trovare sia nel protagonismo fuori luogo di alcuni personaggi politici europei, come ad esempio il presidente francese, così come nella mancanza di visione e strategia della dirigenza politica tedesca, che ha dimostrato di essere confusa e ondivaga sulle azioni da porre in essere per tentare di risolvere il conflitto.
Ci sono Paesi europei fermamente contrari ad adottare misure sanzionatorie contro la Russia e Paesi fermamente convinti a porre in essere tutte le azioni necessarie per costringere i russi a rinunciare alla loro folle azione.
Questa è in parte la risposta alla domanda precedente: la (dis)Unione Europea non ha un peso politico rilevante per poter partecipare ai negoziati con le parti in conflitto perché non riesce mai a presentarsi come “Unione”, ma come conglomerato di interessi più o meno fluidi, e spesso contrapposti, dei vari Paesi che aderiscono all’Unione Europea, sminuendo così la forza contrattuale dell’Unione in quanto tale. E minando anche la capacità negoziale dei singoli Paesi europei che, pur avendo un peso economico e politico importante sullo scenario internazionale, quando vengono considerati come facenti parte dell’Unione Europea “perdono” il loro valore e peso politico. Peso politico che potrebbero avere se potessero presentarsi direttamente ai tavoli negoziali, come fa la Turchia.
La forza e rilevanza politica dell’Unione Europea è minata nelle sue fondamenta da politiche decise a tavolino da burocrati che non devono rispondere a nessuno per il loro operato e che con le loro azioni influenzano in modo determinante le politiche dell’Unione e dei Paesi che ne fanno parte, senza mai provare a trovare preventivamente una linea comune e agire veramente in nome e per conto dei cittadini europei. Certo, è difficilissimo mettere insieme le diverse posizioni ed opinioni dei singoli Paesi aderenti all’Unione. Per questo la dirigenza dell’Unione Europea si deve impegnare e lavorare per raggiungere tale obiettivo, perché questa è la missione dei funzionari delle Istituzioni europee.
Se non riescono a svolgere questo ruolo, allora bisogna rivedere le stesse regole di funzionamento dell’Unione Europea perché, come abbiamo potuto constatare attualmente, i risultati sono deludenti e ci costringono all’irrilevanza politica sulla scena internazionale ed inficiano anche la capacità dei singoli Stati a portare avanti da soli iniziative per tentare di risolvere i problemi come sta avvenendo ad esempio per il problema dei migranti economici provenienti dall’Africa.
Non possiamo accettare che le Istituzioni europee siano dominate e guidate dalle varie lobby e gruppi di potere, come stimo vedendo soprattutto i questi ultimi giorni. Le lobby fanno il loro mestiere per tutelare gli interessi della parte che rappresentano, ma l’Unione Europea deve ascoltare i Paesi membri, le aziende e i cittadini europei che vengono impattati dalle loro decisioni, perché altrimenti si rischia non solo l’irrilevanza politica, che stiamo già vedendo, ma anche l’irrilevanza economica, ed anche questo non possiamo permettercelo.
Bisogna trovare risposte all’inefficienza delle istituzioni europee e questo va fatto al più presto, a meno che non prevalga il concetto che anche le stesse istituzioni europee, come gli altri enti internazionali servono, solo a pagare lauti stipendi senza rendere conto del loro operato e dei risultati raggiunti.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.