La Siria oggi. Tra crisi economica, politica, morte e distruzione

Non se la passano meglio i curdo-siriani, discriminati nelle trattative per volere della Turchia.

di Shors Surme

Il conflitto Russia-Ucraina avrà un impatto significativo sul Medio Oriente e ci riporterà all’epoca della Guerra fredda.
I curdi siriani sono stati esclusi da tutti i colloqui di pace per volere della Turchia, anche se essi rappresentano una parte essenziale del tessuto siriano e una minoranza democratica con una reale rappresentanza.
La situazione attuale dei curdi della Siria è caotica, con una povertà estrema dovuta al conflitto che dura ormai da 11 anni. Conflitto che ha causato centinaia di miliardi di dollari di distruzione, circa un milione di persone gravemente ferite, e molti rimasti senza lavoro o sostegno. I campi di petrolio e di gas e le raffinerie sono stati attaccati e non sono più operativi, alcuni non sono più sotto il controllo del regime. Le fabbriche sono state saccheggiate e distrutte.
I proprietari di aziende e gli imprenditori sono fuggiti dal paese. Ci sono anche livelli estremi di corruzione. Poi è arrivata la crisi bancaria libanese, dove i siriani avevano circa 40 miliardi di dollari in depositi e da allora sia la moneta siriana che quella libanese hanno iniziato un crollo parallelo; la lira siriana, che prima dle conflitto valeva 50 centesimi di dollaro, è passata a 600 lire per un dollaro fino all’inizio della crisi finanziaria libanese, poi improvvisamente è balzata a oltre 3.500 lire per un dollaro! Poi c’è stato il Conid-19, poi le sanzioni del Caesar Act, gli incendi, ecc. Ci sono anche gravi carenze di elettricità.
È ora di trovare una soluzione politica onnicomprensiva che riunisca tutti i partiti che credono veramente nella democrazia, nella libertà e nell’uguaglianza di tutti i cittadini sotto lo stato di diritto, indipendentemente dalla religione, etnia, setta e sesso. Questo escluderebbe automaticamente tutti i gruppi estremisti islamici, ed è necessario redigere una nuova costituzione moderna e democratica sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
Solo in questa maniera si potrebbe formare un governo di unità nazionale e iniziare, con l’appoggio della comunità internazionale, la ricostruzione del paese, che per più del 70% è distrutto e stato tristemente devastato da 11 anni di guerra.
La stragrande maggioranza dei siriani, che comprende numerose minoranze che costituiscono circa il 50% della popolazione, vuole andare verso una vera democrazia rappresentativa, ma ad oggi non riesce a vedere un’alternativa praticabile.
Di sicuro non ci sarà un vincitore, e nessuno sano di mente potrebbe dire di aver vinto. Tutti hanno perso. Gran parte del paese e il suo ricco patrimonio culturale sono stati distrutti, con centinaia di migliaia di morti e 8 milioni di sfollati interni.

(Foto: Depositphotos).