La StarTimes cinese alla conquista dell’Africa

di Giuseppe Gagliano

Qualche settimana lo StarTimes, uno dei più importanti fornitori di servizi di pay tv cinese, ha posto in essere un rilevante investimento di quasi 2 miliardi di dollari con l’obiettivo di sviluppare la produzione di contenuti locali in Kenya ed, in particolare la Rembo TV keniana.
Dando per scontato che un tale investimento non nasce con finalità altruistiche, è lecito chiedersi quale reale obiettivo abbia la StarTimes in Africa tenendo conto che le imprese cinesi investono a livello globale, e soprattutto in Africa, nell’ottica di una precisa logica di espansione economica incoraggiata e sostenuta dal governo centrale di Pechino.
La proiezione di potenza economica e politica cinese in Africa passa infatti anche attraverso il controllo della digitalizzazione in funzione in primo luogo anti europea e in secondo luogo attraverso la marginalizzazione di quella sudafricana.
Un colossale mercato di cui la StarTimes cinese intende approppiarsi per combattere contro i suoi storici rivali, Canal + francese e il MultiChoice sudafricano.
In origine, nel 2006, le antenne analogiche prosperavano ancora sui tetti africani. Le Nazioni Unite avevano appena annunciato la graduale attuazione del digitale, e i paesi africani avevano quindi tempo fino al 2015 per prendere accordi.
Pang Xinxing, un imprenditore cinese di 49 anni all’epoca, comprese gli enormi vantaggi economici. Da ex leader della televisione pubblica cinese, cercò di imporre invano le sue apparecchiature di telecomunicazione per quasi vent’anni in un mercato cinese già saturo.
La digitalizzazione del continente africano potrebbe costituire un vantaggio economico fondamentale. In questo mercato il magnate dei media ha un argomento solido a suo sostegno: il prezzo del suo pacchetto digitale. Un abbonamento da 4 dollari, quando gli operatori già presenti chiedono fino a 70 dollari
Il Ruanda è stato il primo ad accettare l’ offerta di StarTimes, nel 2007. Questo pacchetto comprende 30 canali, inclusi i canali locali, Al-Jazeera e 4 canali pubblici cinesi. Successo immediato ed effetto domino in Africa. Nigeria, Tanzania, Sudafrica, Repubblica Democratica del Congo e presto trenta paesi si sono unito alla rete nell’arco di 10 anni.
Parallelamente il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato, nel 2015, un importante progetto riguardante l’installazione di apparecchiature televisive in Africa. Come suggerisce il nome, “10mila progetti di villaggi” ha l’obiettivo di dotare 10mila villaggi svantaggiati di televisione digitale gratuita, precedentemente riservata a un’élite africana. Proprio la StarTimes diventerà la prima sponsor di questo progetto.
Non sorprende che lo stesso Xi Jinping abbia elogiato l’iniziativa, che consente alle aree remote di catturare onde a lunga distanza, come alcuni canali di Pechino. Come segno di riconoscimento, le bandiere cinesi sono dipinte sulle pareti dei villaggi interessati dall’operazione.
Non si sono fatte attendere le reazioni. In Senegal e in Ghana ad esempio, la riluttanza politica e le critiche indicano presto la pericolosità del dinamismo del gruppo. “L’agenda di StarTimes include una strategia per assumere il controllo dello spazio di trasmissione in paesi africani strategici come il Ghana”, ha dichiarato l’associazione indipendente di emittenti del Ghana (GIBA) in una nota. Secondo l’organizzazione, StarTimes ha goduto di un vantaggio competitivo nei “10mila progetti di villaggi” in cui erano coinvolti 300 villaggi del Ghana. Insomma, concorrenza sleale.
Ma la presa del gruppo cinese si intensifica. In Zambia, StarTimes costituisce una joint venture con il gruppo televisivo pubblico ZNBC. L’accordo consente al gruppo di Pang Xinxing di essere un azionista del 60% nella televisione pubblica dello Zambia per 25 anni. Per la prima volta StarTimes ha acquisito potere decisionale su un canale pubblico straniero. Situazione simile in Tanzania. Per inciso, i due paesi si sono indebitati con Exim, una banca statale cinese, lo Zambia per 271 milioni di dollari.
L’agenda di StarTimes integra la strategia per assumere il controllo dello spazio di trasmissione nei paesi strategici africani. Inoltre StarTimes è l’unica società audiovisiva cinese privata ad avere un diritto specifico di operare all’estero attraverso il Ministero del Commercio cinese.