La storia di Amir e l’omosessualità in Iran

di Domenico Letizia * –

Altro che svolta moderata, l’Iran continua a calpestare la dignità umana e la libertà intima e sessuale di ogni singolo individuo. Non molto riscontro mediatico ha avuto la vicenda di Amir Shokrgozar, omosessuale, che ha rischiato di essere rimandato nella Repubblica Islamica ove, come noto, c’è la pena di morte per chi considerato “diversamente sessuale”. Amir ha lasciato l’Iran quasi dieci anni fa, proprio per scappare dalle persecuzioni legate al suo orientamento sessuale. La sua prima tappa è stata l’Italia. Qui, nonostante egli non avesse richiesto asilo politico, gli sono state prese le impronte digitali ed è stato messo in un centro per i rifugiati. E’ tuttavia riuscito a lasciare l’Italia e a raggiungere l’Islanda, ove due anni fa ha fatto richiesta di asilo politico.
A causa della procedura burocratica delle impronte digitali è stato riportato in Italia, ove le autorità in un primo momento hanno negato l’asilo politico. Amir rischia di dover essere rimpatriato in Iran dove potrebbe essere condannato alla pena capitale.
Fortunatamente, grazie alle notizie ricevute da Aurelio Mancuso, presidente della rete per i diritti civili Equality, siamo a conoscenza che il Viminale non permetterà il verificarsi di tale episodio e molto si deve anche all’azione del deputato Daniele Capezzone, che sulla problematica recentemente ha presentato un’interrogazione.
Tale vicenda deve farci riflettere sull’attualità dei diritti civili per la comunità gay in Iran. Nel paese mediorientale l’omosessualità è condannata e repressa. Il codice penale iraniano prevede la pena di morte per alcuni atti di sodomia, intesi anche come rapporti omosessuali.
In base al nuovo codice penale islamico varato nel 2013, gli atti omosessuali, tranne che per sodomia, sono puniti con 31-99 frustate (sia per gli uomini che per le donne). La relazione omosessuale tra donne in cui vi è contatto tra genitali viene punita con 100 frustate. Come ha denunciato l’International Lesbian Gay Bisexual Trans and Intersex Association (Ilga), l’Iran è uno dei tre Paesi asiatici in cui l’omosessualità è punibile con la pena di morte, insieme ad Arabia Saudita e Yemen. Sono molti gli omosessuali iraniani che vivono da rifugiati in altri Paesi.
L’Iran resta, inoltre, una delle poche nazioni a giustiziare minorenni, omosessuali e donne che si sono difese contro gli stupratori. La maggior parte di queste persone vengono impiccate, spesso in pubblico. Per questo motivo diverse coppie omosessuali iraniane sono state costrette a fuggire altrove al fine di poter vivere liberamente la loro sessualità. Recentemente anche l’ambasciatore Giulio Terzi, già ministro degli Esteri, ha denunciato l’ambivalenza dell’Italia nell’intrattenere rapporti “fianco a fianco con il Paese campione mondiale della pena di morte, della segregazione delle donne, della persecuzione degli omosessuali, della negazione dei diritti di oppositori e dissidenti”.
E’ diritto dei cittadini conoscere cosa accade in Iran e nessuno può sottrarsi dal negare le responsabilità del regime e i pericoli che esistono nel commerciare e investire in tale contesto.

*Membro del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino e componente del comitato centrale della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo.