La Turchia tra Asia ed Europa

di Giuseppe Gagliano

Non c’è dubbio che la svolta neoottomanista dell’attuale leader turco Recep Tayyp Erdogan abbia posto in essere una politica estera verso l’Asia e verso l’Europa diversa rispetto al passato. A tale proposito è opportuno riflettere su alcuni dati.
In primo luogo sono stati fatti ingenti investimenti volti a collegare l’Asia centrale all’Anatolia attraverso una serie di infrastrutture, ferroviarie e portuali sul Mar Caspio ed energetiche attraverso il Kazakistan fino alla Cina, con lo scopo di rafforzare il ruolo di hub energetico della Turchia. Infatti il paese mediorientale è fondamentale per il passaggio dell’energia caspica diretta verso l’Europa attraverso l’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan che sta contribuendo a far sì che l’Europa possa ridurre la propria dipendenza dalla Russia.
In secondo luogo è stato fatto un altro passo avanti verso una maggiore sinergia con l’Asia, che consiste sia nell’aver accettato armamenti provenienti dalla Russia, nonostante la Turchia sia il pilastro orientale della Nato sin dal 1952, sia nell’incremento del commercio con la Cina, che è andato via via crescendo a partire dal 2007. A tale proposito basterà fare due esempi: la Industrial and Commerce Bank of China nel 2015 ha acquistato la Tekstilbank, mentre il produttore di telefonia ZTE ha acquistato quasi il 50% di Turk Telekom.
Il commercio turco sia con l’Iran, sia con l’India che con gli Emirati Arabi Uniti è cresciuto, ed in linea di massima le esportazioni turche di materie prime in Asia, come per esempio quelle del rame, sono aumentate, come pure sono cresciute le importazione di tessuti e computer.
In terzo luogo un altro dato economicamente rilevante il ruolo che gli investitori giapponesi hanno avuto nella stabilizzazione della lira turca durante la crisi del 2018.
Alla luce di questi dati non deve sorprendere che la Turchia abbia aderito all’Asian Infrastrucrure Investment Bank, adesione questa che le ha consentito di avere un prestito di 600 milioni di dollari per completare il gasdotto trans anatolico, che partendo dalla Azerbaijan attraversa la Turchia per arrivare nell’Europa meridionale.
Queste scelte compiute dalla Turchia in politica estera dimostrano da un lato la necessità di ampliare i propri investimenti, e quindi le proprie relazioni diplomatiche e politiche, e dall’altro sono la prova della volontà di Erdogan di acquisire maggiore rilevanza internazionale. D’altronde, storicamente parlando, le scelte di politica estera si sono basate e si basano ancora oggi su una logica a geometria variabile, sempre mutevole e cangiante.