L’adesione dell’Iran alla SCO non è contro la Sharia e la Costituzione: Teheran completa il processo

di Silvia Boltuc * –

Il 13 febbraio 2023 il portavoce del Consiglio iraniano dei Guardiani ha affermato che il processo residuo di adesione dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) è stato ultimato in quanto non è risultata contraria né alla Sharia, né alla Costituzione.
L’adesione permanente dell’Iran era stata ufficialmente annunciata il 15 settembre 2022 al 22° vertice dell’organismo di sicurezza asiatico e si prevede divenga effettiva nell’aprile 2023, quando l’India assumerà la presidenza.
Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri iraniano, ha commentato l’evento sui social media, affermando che “firmando il documento per la piena adesione alla SCO, ora l’Iran è entrato in una nuova fase di varie cooperazioni economiche, commerciali, di transito ed energetiche”.
La SCO è un’organizzazione intergovernativa fondata a Shanghai il 15 giugno 2001 che comprende attualmente otto stati membri (Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan), quattro stati osservatori interessati all’adesione permanente (Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia) e sei ‘partner di dialogo’ (Armenia, Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia).
L’Iran è membro osservatore della SCO dal 2005. Inizialmente la sua adesione preoccupava gli stati membri in quanto Teheran era sotto le sanzioni delle Nazioni Unite e isolato. Nel 2021 c’è stata la svolta ed è stata presa la decisione di avviare il processo di adesione dell’Iran come membro a pieno titolo, mentre Egitto, Qatar e Arabia Saudita sono diventati partner di dialogo.
L’emergente ordine mondiale multipolare, in particolare all’indomani della crisi ucraina, avrebbe favorito l’entrata del Paese nel corpo di sicurezza asiatico. Sebbene la sua membership non possa risolvere l’isolamento di Teheran da parte dei paesi occidentali, può rappresentare una piattaforma attraverso la quale espandere i legami con i principali attori regionali.
Se nelle sue prime fasi di vita, infatti, la Repubblica Islamica dell’Iran era interessata all’esportazione degli ideali della rivoluzione, nell’ultima decade la leadership di Teheran ha perseguito principalmente il ‘regionalismo’ ed il ‘pivot verso est’. Con il crollo dell’Unione Sovietica e la creazione di nuove repubbliche indipendenti l’Iran ha potuto coltivare maggiormente l’entroterra euroasiatico, puntando a politiche di cooperazione economica, politica e militare. La stessa Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, aveva affermato nel 2016 che sulla base di un vantaggio strategico ed economico il Paese aveva come “priorità nella sua politica estera il preferire l’est all’ovest”.
A tal proposito è interessante notare che se sin dalla sua fondazione nel 2001 l’organizzazione era focalizzata principalmente sulle questioni relative alla sicurezza regionale, come la lotta al terrorismo, al separatismo etnico ed all’estremismo religioso, mentre oggi si sta configurando anche come piattaforma di integrazione economica regionale e sviluppo dell’interconnettività.
Per Teheran entrambi questi aspetti, quello della sicurezza e dello sviluppo economico, sono in linea con le proprie necessità di strategia estera.
Sul tema della sicurezza potremmo citare l’Afghanistan; la presa di Kabul da parte dei talebani ha rappresentato una sfida anche per l’Iran. L’accesso all’acqua dai fiumi afgani, il flusso dei profughi in entrata, i traffici illeciti di droga e gli attacchi alle minoranze musulmane sciite sono alcuni dei temi che Teheran si è trovata a dover affrontare. Il recente attacco all’ambasciata pakistana a Kabul il 2 dicembre 2022, infatti, ha evidenziato come l’Emirato Islamico dell’Afghanistan abbia difficoltà a gestire la sicurezza interna.
Sul piano economico, con il peggioramento delle relazioni Cina – USA/Europa e la frattura fra il mondo occidentale e la Russia, la SCO si potrebbe configurare come uno strumento per aggirare le sanzioni e avvicinare Russia, Cina e Iran. A questo proposito, è fondamentale sottolineare che un altro paese sanzionato ha chiesto ufficialmente di diventare membro permanente, la Bielorussia. L’Ayatollah Khamenei stesso rimarcò nel 2016 come la SCO e l’ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) potessero ridurre la vulnerabilità dell’Iran alle sanzioni.
Infine, per lo sviluppo della connettività regionale e nelle forniture energetiche l’Iran ha un potenziale notevole. Il Paese ha una posizione strategica nel Golfo Persico, all’incrocio dei corridoi energetici e commerciali internazionali, con accesso alle acque profonde e diverse infrastrutture portuali. Inoltre, dispone di vasti giacimenti di gas, che sono stati di grande interesse anche per l’ENI.
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è il più grande ente regionale del mondo, composto dal 40% della popolazione mondiale e costituente il 30% del prodotto interno lordo (PIL) globale. Di conseguenza, svolge un ruolo fondamentale sia in Eurasia che negli affari internazionali. L’Asia centrale ne è divenuta il fulcro, sebbene sempre più paesi, tra i quali alcune monarchie del Golfo e attori del sud-est asiatico, chiedono l’accesso. Di particolare rilevanza è l’interesse turco, che dopo i ripetuti fallimenti ad accedere alla Comunità Europea ha definito la SCO “una organizzazione molto più potente e migliore” dell’Europa.
Ciò che molti esperti occidentali hanno descritto come un’alleanza anti-occidentale, più realisticamente è il risultato del cambiamento dell’ordine globale, in cui le nuove economie asiatiche in ascesa vogliono svolgere un ruolo più significativo a livello internazionale. In questo contesto l’Iran potrebbe posizionarsi come attore chiave nell’intricato network dei mercati euroasiatici e, qualora un nuovo patto sul nucleare venisse siglato, connettervi l’Europa.

* Direttrice di SpecialEurasia.