L’ambasciatore cinese Jia Guide, ‘Taiwan è una parte inalienabile della Cina e la questione è un affare interno’

di Dario de Marchi

Sono in corso intorno all’isola di Formosa (Taiwan) le esercitazioni “Spada congiunta 2024-a”, navali e aeree della Repubblica Popolare Cinese, in realtà non una novità se non per il numero di mezzi coinvolti che hanno superato la linea mediana: 49 aerei da guerra, 19 navi da battaglia e 16 unità della guardia costiera, 35 aerei militari, in quella che è una reazione non tanto al recente insediamento del presidente William Lai, ritenuto da Pechino un “pericoloso separatista”, quanto più per l’implementazione degli arsenali militari ad opera degli Usa. In occasione del suo discorso ufficiale Lai ha dichiarato l’intenzione di voler rimanere alla situazione attuale, cioè a quella determinatasi nel 1949 con la fuga a Taipei del Kuomintang, cioè del partito allora al governo.
Già nel luglio 2019 il Libro bianco, riperso al Congresso del Popolo dello scorso anno, riportava il proposito di annettere Taiwan, anche a costo di intraprendere azioni di forza. La Repubblica di Cina (Taiwan) e la Repubblica Popolare Cinese si considerano vicenda secessioniste, e sull’isola gli Usa hanno istallato sistemi missilistici per prevenire eventuali azioni di Pechino.
L’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Jia Guide, ha affermato oggi sul Giornale Diplomatico che “Taiwan è una parte inalienabile della Cina e la questione di Taiwan è un affare interno della Cina: si tratta della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina.
Il principio di una sola Cina non può essere violato, le azioni separatiste dell’indipendenza di Taiwan non sono realizzabili e la tendenza alla riunificazione della Cina è irreversibile.
Esiste una sola Cina nel mondo e Taiwan fa parte della Cina. Questo è un fatto storico e giuridico. Non importa come cambia la situazione nell’isola di Taiwan, questo fatto non può essere cambiato. La Dichiarazione del Cairo del 1943 e la Proclamazione di Potsdam del 1945 sancirono chiaramente che Taiwan, territorio cinese usurpato dal Giappone, doveva essere restituito alla Cina. Questi documenti con validità legale di diritto internazionale sono parte integrante dell’ordine internazionale del dopoguerra. Le azioni separatiste sull’indipendenza di Taiwan sono sfide all’ordine internazionale, un cambiamento dello status quo nello Stretto e un danno alla pace nello stesso Stretto. Il principio di una sola Cina è il fondamento politico e la premessa affinché la Cina possa sviluppare relazioni con altri Paesi del mondo, ed è anche il pilastro per il mantenimento della pace nello Stretto. Sostenere la politica di una sola Cina, aderire al principio di una sola Cina, significa non avere alcuna forma di scambi ufficiali con Taiwan. Chiunque tenti di sfidare questo principio fallirà”.
“La nazione cinese ha la convinzione comune che il territorio non può essere diviso, il Paese non può essere caotico, la nazione non può essere dispersa e la civiltà non può essere interrotta. Questa è la logica intrinseca e storica sulla riunificazione del Paese. Realizzare la completa riunificazione nazionale è la richiesta unanime di tutto il popolo cinese. È anche una tendenza storica che non può essere fermata da nessuna forza”, ha concluso l’ambasciatore Jia Guide.
Intanto Taiwan ha mobilitato le sue difese e ha accusato Pechino di cercare lo scontro. Lai è intervenuto affermando che “difenderemo i valori della libertà e della democrazia, io sarò in prima linea con i nostri fratelli e le nostre sorelle militari per difendere la sicurezza della nazione”, oltre che per “preservare la stabilità regionale”.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.