Le Forze armate secondo Xi Jinping e la sfida dell’India al dominio cinese

di Francesco Cirillo

Questo Paper vuole approfondire il progetto della Bri (Belt and Road Iniziative) della Cina, la sua volontà di modernizzare le sue forze armate per proteggere il progetto della Nuova Via della Seta; l’India lo vuole ostacolare.
Il Congresso del Partito Comunista ha riconfermato di recente la leadership di Xi Jinping, ed ora il presidente cinese punta a modernizzare le forze armate di per renderle fedeli alla linea del Partito e a quella sua attraverso uno strumento fondamentale e diffuso nei palazzi del potere cinese: il ringiovanimento dei vertici. Per Xi la modernizzazione dell’Epl (Esercito popolare di liberazione) è fondamentale per il controllo della Nuova Via della Seta, un megaprogetto che l’India vede con preoccupazione.
La riconferma della linea politica di Xi Jinping al 19simo Congresso dimostra la solidità del suo regime e la presa sul Partito e su tutti i suoi organi, sopratutto la Commissione militare centrale (Cmc), organo che dirige le operazioni e gestisce le forze armate cinesi nel suo complesso.
Negli ultimi anni il presidente Xi ha approvato diversi provvedimenti per modernizzare l’Epl, ovvero inserire all’interno della Cmc uomini fedeli alla sua linea ed eliminare le mele marce dagli organi militari.
Lo scorso anno nella campagna di anticorruzione avviata dal presidente cinese sono stati condannati quasi 4.800 membri dell’Epl, per violazione disciplinare. La campagna anticorruzione è legata al sogno di Xi Jinping di far diventare la Cina una superpotenza marittima e cibernetica in grado di vincere le guerre “informatizzate” .
Gestire le forze armate di Pechino è uno dei compiti più complicati per l’attuale presidente cinese, nonostante ricopra le diverse cariche riguardante l’organizzazione militare, visto che deve fronteggiare una modernizzazione complessa che punta a ricucire il divario con gli Usa.

Il presidente cinese Xi Jinping.

Xi, oltre a presiedere la Cmc, è capo del Centro di comando di battaglia congiunto, capo del gruppo direttivo centrale per le Riforme militari, di quello per il Pieno approfondimento delle riforme, della Commissione centrale per la sicurezza nazionale, della Commissione per lo sviluppo integrato militare-civile. Il controllo di Xi sull’apparato militare appare evidente.
L’accentramento è sembrato chiaro durante la parata militare per la celebrazione del 90mo anniversario della creazione dell’Esercito popolare di liberazione, la quale non è avvenuta nella capitale cinese ma nella base militare, adibita all’addestramento, di Zhurihe, il più grande complesso militare della Repubblica Popolare Cinese. La scelta è stata logistica, poiché il presidente ha potuto visionare di persona le forze militari in addestramento, prima della rivista.
La base, situata nella Mongolia interna e grande quanto l’area metropolitana della città di Hong Kong, è adibita a diversi contesti addestrativi per le forze militari inclusi quello nucleare, chimico e biologico.
Durante la parata i soldati hanno utilizzato l’appellativo Zhuxi (presidente in cinese) salutandolo ed enunciando la loro missione: “Seguire il partito, combattere per vincere”.
L’evento e l’esercitazione hanno permesso di esibire in azione gli ultimi strumenti militari usciti dall’industria militare nazionale. Tra questi i nuovi missili intercontinentali Df-31Ag, i nuovi caccia Stealth J-20, J-16, J-10 e i bombardieri strategici H-6. Evento epocale visto che la metà degli apparecchi venivano mostrati per la prima volta in pubblico.
La dottrina militare cinese punta al rafforzamento di Pechino nell’aerea asiatica del Pacifico inserendo gli Usa come antagonisti principali. In testa agli obiettivi della Repubblica Popolare c’è il Giappone, nemico storico, anche visto il suo recente programma di riarmo militare. Infine Taiwan è sempre nei pensieri dei cinesi, visto che la Cina non rinuncia a riportare sotto il suo controllo l’isola, considerata da Pechino una sua provincia “ribelle”.
Infine la questione nordcoreana. Gli ultimi test nordcoreani hanno obbligato la Cina ad applicare le nuove sanzioni Onu, approvate il 12 settembre dal Consiglio di sicurezza, con cui erano state chiuse definitivamente le aziende nordcoreane che operavano in Cina. Ma molti esperti cinesi, tra cui Zhou Xiaojia, ricercatore dell’Università Fudan di Shangai, sono divisi sulla politica da attuare nei confronti di Pyongyang. Sono visibili tre posizioni tra gli esperti cinesi: sostenere limitatamente il regime nordcoreano, appoggiarlo al 100% oppure rompere i rapporti con Pyongyang. Nonostante ciò Pechino non può lasciare sola Pyongyang visto che “blocca” i soldati Usa a sud del 38mo parallelo.

L’India vuole ostacolare la Cina sulla Belt and Road Iniziative.
In Asia il progetto della Nuova Via della Seta viene visto come una falsa carta in cui si nascondono le ambizioni espansionistiche cinesi. Tra queste l’India di Narendra Modi, la quale cerca di rafforzare l’apparato militare per contrastare l’influenza di Pechino in Asia e limitare il suo raggio d’azione; l’India vede nel progetto della Cina una farsa utilizzata per mascherare anche le ambizioni di espansione militare cinese nell’Asia. Il maggior evento che ha ulteriormente alzato la tensione tra i due giganti asiatici è accaduto ad agosto. Durante la costruzione di una ferrovia cinese nei pressi del confine indiano e del Bhutan, le forze militari indiane e quelle cinesi che presidiavano le rispettive zone di confine si sono scontrate a colpi di pietre.
La guerra fredda indo-cinese si concentra su due fronti principali e fondamentali per il controllo geopolitico ed economico dell’Asia: l’Oceano Indiano e la zona asiatica centro-meridionale.

Pechino e Nuova Delhi combattono per il controllo dell’Oceano Indiano.
Nel 1904 il geografo britannico Halford Mackinder comprese che il controllo della regione asiatica avrebbe consegnato alla potenza dominante il totale dominio sull’Eurasia. L’Oceano Indiano rischia di diventare la zona dove Nuova Delhi e Pechino potrebbero scontrarsi per dominare l’Asia meridionale. L’Oceano Indiano, nella strategia geopolitica indiana di Narendra Modi, è il principale target per far diventare l’India il principale rivale dei cinesi.
La protezione delle vie marittime dell’Oceano è dal 2004 prioritaria per gli indiani, visto che circa l’80% del loro fabbisogno energetico viene importato via mare dal Medio Oriente.

Narendra Modi.

Dal 2004, anno in cui è stata pubblicata la prima dottrina per la Marina militare indiana, ad oggi il paese sta modernizzando il proprio naviglio per farlo diventare entro il 2020 una modernissima flotta d’alto mare. Nel 2015 la dottrina marittima si incentra sulla cooperazione regionale con l’obiettivo di contenere l’espansionismo di Pechino. Nel piano di riarmo navale di Nuova Delhi vi è la volontà di far schierare entro quell’anno quasi 160 unità navali fra navi, sommergibili e unità minori. Inoltre gli indiani intendono schierare circa tre gruppi da battaglia di portaerei. L’India, per adempiere a questo ambizioso piano, deve prima di tutto rimpiazzare le unità obsolete.
Oltre al riarmo navale, Nuova Delhi deve costituire una presenza militare nell’Oceano Indiano. Con gli accordi di cooperazione ratificati con le nazioni asiatiche dello Stretto di Malacca (Malesia, Indonesia e Singapore) e con il potenziamento militare delle infrastrutture delle isole Andamane e Nicobane nel Golfo del Bengala, vi saranno avamposti militari indiani, strategicamente importanti per la loro posizione in una rotta in cui transitano oltre 15 milioni di barili di greggio.