Le mafie italiane presto autonome nel produrre droghe sintetiche

di Vincenzo Musacchio * –

Secondo l’Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze con sede in Lisbona, nel 2019 sono state rilevate nei vari Stati membri dell’Unione Europea circa centoventi droghe sintetiche di nuovo tipo, mai riscontrate in precedenza. Molte sono state sintetizzate in Olanda, ma sono presenti in Germania, Francia, Spagna e Italia. Si tratta di sostanze stupefacenti fino a cinquecento volte più potenti dell’eroina pura. Possono essere letali anche in piccole dosi e non sono visibili nemmeno nei tradizionali test anti droga, quindi, pericolosissime perché non rilevabili dalle autorità di polizia. Parliamo di cannabinoidi sintetici, fenetilamine, catinoni sintetici e altri miscugli simili a quelli usati nel cosiddetto chem sex, ossia il sesso stimolato da sostanze stupefacenti o ancora droghe micidiali si stanno diffondendo in tutta Europa come lo spice (o black mamba) e il krokodile. Sembra di fumare uno spinello, ma gli effetti sono devastanti e spesso letali. Le mafie italiane, ndrangheta in primis, non si accontentano più di controllare lo spaccio delle nuove sostanze ma vogliono entrare nel business della produzione autonoma con guadagni che triplicherebbero arrivando a cifre davvero incalcolabili. 
Alcune ndrine calabresi in questo periodo sono riuscite ad incamerare anche venti milioni di euro nella produzione mensile delle nuove droghe “invisibili”, sintetiche e prodotte in laboratori (adesso anche in Italia e non più solo all’estero), per poi essere spacciate anche tramite il web. Si tratta spesso di pasticche, ma possono altresì essere polveri o soluzioni. Una pasticca costa un centesimo alla produzione e fino a dieci euro alla vendita. Una delle più note, la ketamina, può avere diverse consistenze: è un liquido assunto per via endovenosa, per scopo “ludico” è una polvere che si sniffa, s’ingerisce o è mischiata ad altro, anche drink e quindi bevuta nei cocktails dai più giovani.
Le nostre ricerche su dati freddi ci portano ad affermare, senza timore di smentita, che le mafie italiane stanno spostando quasi totalmente la loro attenzione verso il mercato della chimica legata agli stupefacenti. Meno di sei mesi fa c’è stato a Napoli il più grande sequestro di amfetamine a livello mondiale: quattordici tonnellate di amfetamine e circa ottantacinque milioni di pasticche. Nelle principali regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, solo per citare le più rilevanti) sono stati sequestrati laboratori clandestini in alcuni dei quali si sono trovate molecole di nuova generazione, delle quali pochissime visibili con i vecchi tipi di esami e tutte appartenenti alla grande famiglia dei cannabinoidi sintetici. Con queste nuove modalità, sono aumentate le piazze di spaccio, funzionano a tempo pieno e sono sempre aperte nelle grandi e nelle piccole città, nei capoluoghi di regione e nei piccolissimi Comuni, per arrivare sino nelle zone della movida. Le dosi sono alla portata di tutti. Pasticche e polveri di scarsa qualità a prezzi sempre più bassi, così che tutti possano farne uso e ingrossare al massimo i profitti della criminalità organizzata. Le consegne avvengono direttamente a domicilio. Se ti serve una dose o del fumo o delle pasticche si è serviti comodamente a casa o tramite il web.
Nessuno ha il coraggio di ammetterlo ma le nuove mafie italiane si stanno allontanando sempre più dalle droghe che richiedono stagioni di semina e crescita, come l’eroina e la marijuana, a favore degli oppioidi sintetici come il fentanyl e le metanfetamine. Questi ultimi possono essere preparati e spacciati continuamente durante l’anno, sono notevolmente più potenti dell’eroina e producono un margine di profitto elevatissimo con rischi ridotti al minimo. La fine della pandemia che stiamo vivendo per le mafie potrebbe segnare il passaggio dalle droghe comuni a quelle create chimicamente in laboratorio. Potremmo assistere a una nuova era nella quale le mafie cambieranno completamente il loro modus operandi nella gestione della produzione, del traffico e dello spaccio di stupefacenti a livello nazionale e transnazionale.

* Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.