Le nuove prospettive della Shanghai Cooperation Organization

di Domenico Letizia –

Inizia da Pechino e prosegue ad Astana la nuova visione della Shanghai Cooperation Organization. Un organismo intergovernativo fondato il 14 giugno 2001 dai capi di Stato di sei Paesi: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Questi paesi, con l’eccezione dell’Uzbekistan, facevano già parte dello Shanghai Five, noto come il Gruppo di Shanghai. Dopo l’adesione dell’Uzbekistan, nel 2001, i membri dell’organizzazione decisero di cambiarne il nome in quello attuale.
Nel corso del mese di giugno il presidente cinese ha riunito i capi di stato di cinque membri della SCO, la Russia e il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Inoltre, altri incontri si sono svolti con i presidenti della Mongolia, dell’Afghanistan, dell’Iran e del Turkmenistan. Tali lavori sono stati un trampolino politico di lancio per il presidente del Kirghizistan, Almazbek Atambayev, che ha partecipato ai lavori in Cina, per la prima volta, come ospite del già presidente cinese Hu Jintao.
Per Atambayev dopo più di un decennio dalla sua fondazione, la SCO è diventata estremamente importante e influente, impegnata a salvaguardare la pace e la stabilità regionale, migliorare gli scambi commerciali e rafforzare le relazioni culturali e diplomatiche.
Dopo i lavori in Cina, l’inaugurazione dell’Expo 2017 in Kazakhstan ha posto la capitale kazaka al centro della politica internazionale della regione per i successivi lavori del Consiglio dei Capi di Stato della Shanghai Cooperation Organization. Le più alte cariche degli Stati membri dell’organizzazione si sono riunite per definire le linee guida delle politiche di cooperazione e sicurezza regionali, per i prossimi dodici mesi.
In occasione di tali lavori è stato dato l’assenso all’estensione dello status di membri ufficiali a India e Pakistan. L’evento ha destato enorme interesse nel subcontinente, specie per il brevissimo incontro tra i primi ministri di India e Pakistan che da ben 18 mesi non si trovavano faccia a faccia. Mentre i due paesi vivono attualmente pessime relazioni per una serie di questioni annose, Kashmir e terrorismo, e nuove, il caso Kulbhushan, secondo quanto riporta la stampa indiana, in tale occasione, Modi avrebbe stretto la mano di Sharif chiedendogli come stesse di salute, a seguito dell’operazione cardiaca del primo ministro pachistano avutasi l’anno scorso. L’adesione di India e Pakistan alla Sco porta all’interno dell’organizzazione due membri di fatto “avversari”, impegnati in scontri a fuoco a bassa intensità lungo il confine del Kashmir e praticamente su fronti opposti in ogni tavolo internazionale. Controversie che rischiano di complicare lo status del gruppo, oramai inteso come un sostituto dei “Brics”. Quella che è in corso la possiamo definire come una vera “ristrutturazione” della Shanghai Cooperation Organization.
Come riportato dagli analisti economici dell’Eurasian Businness Dispatch, il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha soffermato molto l’attenzione sul futuro della Sco, enunciando pubblicamente quelle che sono le priorità della Cina in rapporto all’Organizzazione: “rafforzare solidarietà e coordinamento, unire le forze per affrontare le sfide comuni, approfondire la cooperazione politica, incrementare i legami tra i popoli e sostenere apertura e inclusività”.
La vera novità politica è che gli Stati membri della SCO, compresi India e Pakistan, hanno firmato una nuova Convenzione SCO sulla lotta all’Estremismo, che si unisce ad una lunga serie di dichiarazioni multilaterali nell’ambito della battaglia contro quelli che sono definiti i “tre mali”: terrorismo, estremismo religioso e separatismo.
Importanti sono le risoluzioni che si sono ribadite con la conclusione dei lavori della SCO, presieduti dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev: da una parte le intelligence dei paesi membri si sono impegnati nella creazione di un database e di una blacklist della SCO Regional Antiterrorism Structure e dall’altra un impegno nella gestione degli eserciti nazionali nell’organizzazione delle “Peace Mission”, attraverso esercizi multilaterali annuali militari e di polizia della SCO.
La convenzione firmata ad Astana inoltre afferma il sostegno della SCO alla creazione di un codice universale di regole, principi e standard e di comportamento responsabile dei vari Stati componenti all’interno delle Nazioni Unite. Inoltre la Shanghai Cooperation Organization ha espresso la propria per quanto riguarda la Siria, sostenendo il cosiddetto “Astana Process”, che vede incentrare proprio nella capitale kazaka gli sforzi di parte della comunità internazionale per risolvere la crisi siriana.