L’equilibrio del Grande Nord in Europa

di Enrico Malgarotto

La guerra che si sta combattendo in queste ore tra la Russia e l’Ucraina sta modificando le relazioni geopolitiche mondiali e ha portato molti Paesi ad accelerare una corsa al riarmo oltre che a richiedere di aderire a organismi di difesa internazionali come la NATO o ancora a incentivare un esercito comune europeo.
Tale occasione permette di analizzare la situazione attuale attraverso un’attenta analisi di un passato non tanto lontano che ha interessato il continente europeo nei primi anni del secondo dopoguerra. Tra il 1945 e il 1950 sono stati negoziati diversi esempi di organismi finalizzati alla difesa e alla sicurezza di particolari aree europee.
Sebbene risulti sconosciuto, degno di nota è stato il tentativo da parte dei governi di Reykjavík, Oslo, Copenhagen, Helsinki e Stoccolma di costituire un sistema che potesse garantire la difesa dei Paesi del Nord (e dei loro territori) nella delicata fase del secondo dopoguerra. Scandinavian Defence Union (SDU) è stato il nome con cui si identificava questa iniziativa che per diversi motivi non ebbe seguito.
Alla fine del Secondo conflitto mondiale gli Stati dell’Europa settentrionale si trovarono a dover affrontare una difficile eredità soprattutto politica. Tra i Paesi nordici sembra certo che le sorti della Norvegia e della Danimarca, entrambe occupate dalle truppe tedesche, furono diverse da quelle della Svezia. Sulla carta il Paese era neutrale, ma di fatto era ben attivo nel fornire materie prime indispensabili per la macchina bellica germanica e allo stesso tempo nel negoziare con gli alleati il blocco di tale flusso. La Finlandia, dopo anni di scontro bellico con la vicina Unione Sovietica, si trovò a dover cedere parte del proprio territorio alla Russia come stipulato nell’Armistizio con gli Alleati del 1944 e a firmare un “assistenza e di amicizia” nel 1948 che portò Helsinki ad intraprendere quella politica con Mosca passata alla storia come “Trattato di mutua
Finlandizzazione”. L’Islanda, dichiaratasi neutrale all’inizio delle ostilità, conobbe una vera e propria invasione da parte delle truppe britanniche seguite poi da quelle statunitensi al fine di impedire che l’isola potesse cadere in mano tedesche. Nel periodo post bellico la difesa dell’isola venne affidata principalmente agli Stati Uniti i quali vi insediarono proprie unità militari in parte tutt’ora presenti. Come si può notare, il variegato contesto politico in cui vennero avviate le discussioni e i negoziati per una possibile cooperazione (anche) in materia militare tra i Paesi del nord Europa influenzò le decisioni dei Vertici politici che presenziarono ai vari incontri.
Fin dalla fine del 1945 tutti gli Stati del nord Europa compresero che l’Unione Sovietica avrebbe potuto minacciare l’area settentrionale considerata la vicinanza di questi Paesi al suo confine. È necessario ricordare inoltre che la maggior parte dei potenziali membri, ad eccezione della Svezia, si ritrovava in una condizione economica e militare insufficiente per poter reagire in caso di attacco. I governi degli Stati nordici perciò cominciarono a dialogare tra di loro ma fu soprattutto nel maggio del 1948 che il primo ministro svedese Tage Erlander avanzò la proposta a Danimarca e Norvegia di istituire un sistema di difesa come risposta ai mutamenti politici che in quel momento stavano interessando l’Europa orientale. L’impianto proposto dalla Svezia consisteva nel costituire un sistema di difesa incentrato sulla neutralità dei Paesi firmatari. Nello specifico, si richiedeva di intervenire solo in caso di attacco diretto senza partecipare a organizzazioni difensive od operazioni militari esterne. Di fatto si vennero a formare due blocchi all’interno della nascente Unione: Svezia e in parte anche la Danimarca si trovarono d’accordo mentre la Norvegia si dichiarò più propensa all’integrazione del nascente organismo nelle fila dell’Alleanza Atlantica in quel momento in fase di creazione.
L’eco della proposta svedese circa la creazione della Scandinavian Defence Union arrivò anche negli Stati Uniti e nei palazzi del governo britannico. Washington non accolse il progetto mentre il Foreign Office britannico espose il suo piano che prevedeva la partecipazione della Svezia in caso di attacco alla Danimarca ed alla Norvegia mantenendo però la propria non belligeranza qualora altri Paesi europei fossero stati invasi. La proposta non ebbe seguito.
Le cause sul fallimento della SDU sono molteplici e sono strettamente legate alle modalità con cui gli Stati del nord Europa gestirono la difficile opera di mediazione nel contesto della prima guerra fredda. Risulta chiaro che uno dei motivi fu il mancato sostegno da parte del governo statunitense ma non solo: l’ingresso della Finlandia nella Scandinavian Defence Union sarebbe avvenuto solo dopo il parere favorevole di Mosca considerata la delicata situazione in cui il Paese si trovava nell’immediato dopoguerra. La firma del Trattato di Amicizia con l’Unione Sovietica del 1948 vietò a Helsinki la sua partecipazione a qualsiasi organizzazione a scopo difensivo. La Danimarca e l’Islanda, al contrario, si dichiararono favorevoli in nome (anche) di una sorta di “fratellanza” tra i Paesi del nord Europa e la scelta di aderire alla NATO nel 1949 avvenne solo dopo la certezza della fine del progetto della SDU. La Norvegia, dopo aver compreso che il necessario supporto dai Paesi occidentali non sarebbe venuto se non dopo aver soddisfatto le proprie esigenze interne e dopo aver chiaramente dichiarato la propria partecipazione al programma atlantico occidentale, abbandonò il progetto e aderì alla NATO. La Svezia, infine, continuò nella sua politica di neutralità collaborando però in segreto con i Paesi occidentali.
Come succede spesso nella storia, da un fallimento possono nascere nuove opportunità e nel corso dei decenni la collaborazione tra i Paesi nordici in tutti i settori è aumentata grazie anche all’ingresso di molti Paesi nell’Unione Europea che ha permesso di integrare i mercati e le politiche relative agli spostamenti delle persone e delle cose nell’area settentrionale del Vecchio Continente. Relativamente al settore della difesa sono stati creati diversi organismi il più famoso dei quali è la NORDEFCO (Nordic Defense Cooperation) organizzazione creata nel 2009 per integrare le procedure e condividere i costi tra i cinque Paesi firmatari.
In questi giorni, la decisione da parte di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO, a distanza di ben settant’anni dalla sua creazione, segna un ulteriore capitolo nella politica difensiva europea che mai come in questi mesi ha compreso la necessità di mettere in piedi un progetto di sicurezza credibile ed efficace attraverso le proprie energie e l’esperienza che soprattutto i Paesi del nord possono offrire.

(Foto: Depositphotos).