Libano. 500 morti dall’inizio dell’attacco israeliano

di Giuseppe Gagliano

L’attacco aereo di Israele contro il Libano, il più intenso dal conflitto del 2006, ha provocato la morte di quasi 500 persone, tra cui donne e bambini, e il ferimento di oltre 1.600 civili, costringendo migliaia di famiglie a lasciare le proprie abitazioni. In risposta, Hezbollah ha lanciato più di 200 razzi contro il nord di Israele, dimostrando una significativa capacità di reazione. Rispetto al 2006 Hezbollah appare oggi più forte, con nuove capacità militari e infrastrutture, come i tunnel, che rendono difficile per Israele condurre un’offensiva di terra. Tuttavia la situazione richiede non solo la forza militare di Hezbollah, ma anche una maggiore cooperazione con il governo libanese.
Negli ultimi anni il governo libanese e Hezbollah hanno dimostrato una crescente armonia, un elemento che potrebbe rafforzare la capacità del Libano di affrontare le tensioni attuali. L’unità tra le istituzioni del Paese e il gruppo armato sciita è vista come essenziale per sostenere il morale della popolazione e rispondere con efficacia agli attacchi. Parallelamente, la questione della resistenza contro Israele evidenzia la necessità di una più ampia coesione regionale. Nonostante alcuni Paesi arabi e islamici abbiano espresso sostegno al Libano e alla Palestina, la mancanza di una risposta coordinata a livello regionale continua a rappresentare un limite significativo.
La recente Conferenza Internazionale di Unità Islamica a Teheran ha sottolineato come la mancanza di unità tra i Paesi islamici renda difficile una risposta unitaria alle sfide poste dalle operazioni israeliane. A livello internazionale nazioni come Cina, Venezuela e Cuba hanno espresso la loro opposizione agli attacchi, segnalando che la questione non è limitata solo al Medio Oriente, ma ha implicazioni globali. Tuttavia la risposta della comunità internazionale rimane frammentata, con alcune potenze che invitano alla moderazione e al dialogo diplomatico. In questo contesto il ruolo di attori regionali come l’Iran e la Turchia potrebbe essere cruciale per promuovere una maggiore coesione tra i Paesi islamici e rafforzare la stabilità nella regione. La situazione resta fluida e dipenderà in larga parte dall’evoluzione delle dinamiche tra le potenze regionali e internazionali.