Libano. Il governo toglie ad Hezbollah il controllo dell’aeroporto

di Giuseppe Gagliano

Nel cuore dei sobborghi meridionali di Beirut, dove le bandiere di Hezbollah sventolavano incontrastate, si sta consumando una rivoluzione silenziosa. Il Wall Street Journal ha riferito che decine di dipendenti dell’aeroporto internazionale Rafic Hariri, sospettati di legami con il gruppo militante, sono stati rimossi. Unico scalo commerciale del Libano, situato in una roccaforte di Hezbollah, l’aeroporto è stato per anni un canale di contrabbando—denaro, armi, influenza—che ha cementato il dominio del gruppo. Ora il governo del premier Nawaf Salam, con il sostegno degli Stati Uniti, vuole riprenderselo. Contrabbandieri arrestati, voli dall’Iran sospesi da febbraio, sorveglianza con intelligenza artificiale: sembra una svolta. Ma in Libano, dove nulla è come sembra, è davvero un colpo mortale a Hezbollah o solo un’illusione di cambiamento?
L’aeroporto di Beirut è stato a lungo il cortile di Hezbollah. Incastonato in un’enclave sciita densamente popolata, ha funzionato come hub per il denaro e le armi dell’Iran, trasportati su voli civili per eludere i controlli. The Times of Israel e Asharq al-Awsat descrivono un sistema in cui doganieri, agenti di sicurezza e personale di terra, fedeli per ideologia o comprati con mazzette, garantivano via libera al gruppo. Un alto funzionario, citato da Asharq al-Awsat il 4 aprile, ha ammesso che molti agivano “per lealtà politica o incentivi economici”. Nel novembre 2024, The Telegraph riportava denunce di missili ed esplosivi nascosti in aeroporto, accuse smentite dai ministri libanesi ma mai del tutto dissipate.
Il vento è cambiato dopo la guerra del 2024 con Israele, conclusa con un cessate-il-fuoco a novembre. Hezbollah, con l’arsenale indebolito e la leadership decimata, ha perso terreno politico. Il governo Salam ha colto l’occasione per un’operazione senza precedenti. Il Wall Street Journal riferisce di 23 chili di oro intercettati, destinati al gruppo: un’azione impensabile fino a poco fa. “Si sente la differenza”, ha affermato Salam. “Per la prima volta nella storia recente del Libano, stiamo vincendo contro il contrabbando”.
La purga è sistematica. Il personale legato a Hezbollah ha perso l’accesso alle aree sensibili, con Asharq al-Awsat che segnala licenziamenti tra doganieri, forze di sicurezza interna e agenti della sicurezza generale. Nessun aereo o passeggero sfugge più ai controlli, a differenza di quando l’influenza di Hezbollah garantiva occhi chiusi. I voli dall’Iran, sospettati di trasportare contanti e armi, sono fermi da febbraio dopo episodi come la perquisizione di un volo Mahan Air il 2 gennaio 2025, dove una valigia diplomatica iraniana è stata sequestrata per contanti non dichiarati.
La tecnologia gioca un ruolo chiave. Un funzionario della sicurezza, citato dal WSJ, ha annunciato l’installazione di sistemi di sorveglianza con intelligenza artificiale per monitorare merci e passeggeri, riducendo la dipendenza da personale potenzialmente corrotto. La rimozione del capo dell’aviazione civile, accusato di legami con Hezbollah, rafforza il messaggio. Queste misure si allineano alla Risoluzione 1701 dell’ONU e al cessate il fuoco del 2024, che obbligano il Libano a bloccare il riarmo di Hezbollah, anche se il contrabbando di denaro resta un’area grigia.
Non si tratta solo di sicurezza aeroportuale: è una partita geopolitica. Le azioni del Libano rispondono alle pressioni di Stati Uniti e Israele per limitare l’influenza di Hezbollah, come riflettono i post su X che celebrano l’operazione. Gli USA, mediatori del cessate-il-fuoco, vedono un’opportunità per indebolire il proxy iraniano, mentre Israele, sospettoso del riarmo di Hezbollah, ha sempre considerato l’aeroporto un nodo di contrabbando. Un rapporto di The Times of Israel del 3 gennaio descrive l’intercettazione di voli iraniani, spingendo Teheran a deviare su Latakia, in Siria.
Hezbollah però non si arrende. Il deputato Ibrahim Mousawi, parlando al WSJ, ha minimizzato il controllo del gruppo sull’aeroporto: “Siamo parte del sistema, come qualsiasi altra comunità”. Ha poi aggiunto, sibillino: “Dove c’è volontà, c’è una strada”. Il gruppo si è spostato verso rotte marittime, sfruttando il porto di Beirut, secondo al-Hadath TV. Le proteste di febbraio, scatenate dal divieto sui voli iraniani, con scontri e blocchi stradali, mostrano la capacità di Hezbollah di reagire.