di Giuseppe Gagliano –
L’intensificarsi del conflitto tra Israele e Hezbollah, sta portando a un’escalation delle tensioni nella regione mediorientale, evidenziando le fragilità del Libano e il potenziale per una guerra totale. L’uccisione del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr, a Beirut da parte delle forze israeliane in risposta a un attacco missilistico attribuito alla milizia libanese, ha riacceso i timori di un conflitto su vasta scala. Questo episodio è solo l’ultimo di una serie di scontri transfrontalieri legati alla guerra in corso nella Striscia di Gaza. Hezbollah, sostenuto dall’Iran, è considerato uno dei gruppi paramilitari più significativi del mondo arabo, con un arsenale che include razzi d’artiglieria a corto raggio, missili anticarro Kornet di fabbricazione russa e, più recentemente, razzi Burkan. Le stime indicano che il gruppo possiede circa 150mila missili e razzi, oltre a un ampio arsenale di armi leggere e pesanti. Hezbollah ha anche acquisito esperienza sul campo durante i tredici anni di conflitto in Siria, rafforzando la sua capacità militare.
Dall’altra parte le forze armate israeliane, supportate dagli Stati Uniti con finanziamenti annuali e tecnologia avanzata, dispongono di un arsenale sofisticato che include caccia F-35, sistemi di difesa missilistica come l’Iron Dome e il Patriot, oltre a veicoli blindati e una flotta di droni. Israele ha mobilitato circa 170mila soldati in servizio attivo, a cui si sono aggiunti 360mila riservisti richiamati per la guerra a Gaza. Nonostante la sua superiorità tecnologica e militare, Israele si trova ad affrontare una minaccia significativa da parte di Hezbollah, che ha dimostrato di poter lanciare attacchi efficaci e coordinati.
Il conflitto ha aggravato ulteriormente la crisi economica e politica del Libano, già messo a dura prova dal crollo finanziario del 2019. L’economia libanese ha subito una contrazione drastica, passando da 55 miliardi di dollari nel 2018 a 31,7 miliardi di dollari nel 2020, con un aumento della povertà e delle difficoltà sociali. Gli aiuti internazionali provenienti dal Qatar e dagli Stati Uniti hanno fornito un certo sollievo, ma la situazione rimane critica. Politicamente il Libano è privo di una leadership stabile e operativa dall’ottobre 2022, con profonde divisioni nel panorama politico che impediscono una governance efficace.
Le ripercussioni di questo conflitto sono significative non solo per il Libano e Israele, ma per l’intera regione. Gli scontri tra Israele e Hezbollah hanno il potenziale di coinvolgere altri attori regionali, aumentando il rischio di una guerra su vasta scala. Hezbollah ha dimostrato di poter colpire le comunità del nord di Israele con razzi e missili, mentre Israele ha risposto con bombardamenti aerei e terrestri, causando numerose vittime civili e danni materiali. La comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti e l’ONU, ha cercato di mediare per ridurre le tensioni e prevenire una ulteriore escalation, ma la situazione rimane volatile.
Il conflitto tra Israele e Hezbollah rappresenta una delle crisi più complesse e pericolose del Medio Oriente. Le capacità militari di entrambe le parti, le profonde divisioni politiche e sociali del Libano, e il coinvolgimento di attori internazionali rendono difficile prevedere una soluzione a breve termine. Il rischio di una guerra totale è reale, e solo un intervento diplomatico concertato potrebbe evitare ulteriori devastazioni e sofferenze per le popolazioni coinvolte.