Libano. La crisi politica ed istituzionale dal 2005 ad oggi nel mezzo della guerra arabo-israeliana

di Alberto Galvi

Il Libano sta vivendo una crisi politica ed istituzionale al suo interno e con Israele a livello regionale ormai dal luglio 2006, da quando Hezbollah ha catturato due soldati israeliani, scatenando una guerra di 34 giorni.
Lo Stato ebraico ha combattuto una serie di guerre con il Libano per quasi un ventennio dal 1982 fino al 2000. Israele ha occupato una parte del Libano meridionale per respingere i gruppi palestinesi e nel 2006 ha combattuto una guerra contro Hezbollah.
Una settimana di scontri nel maggio 2008, tra militanti guidati da Hezbollah e i sostenitori del governo di Beirut in diverse regioni del Paese provocò un centinaio di morti.
In seguito ai colloqui per evitare una guerra civile in Libano si formò nel luglio 2008 un governo di unità nazionale. L’organizzazione terroristica costrinse nel gennaio 2011 il governo di unità nazionale di Saad Hariri al crollo. A giugno di quell’anno, si formò un nuovo governo dominato dall’organizzazione stessa.
Hezbollah nell’aprile del 2013 confermò che i suoi combattenti si erano schierati in Siria per combattere dalla parte del presidente Bashar al-Assad.
Negli anni seguenti il gruppo terroristico inviò migliaia di militanti oltre confine, con aiuti militari e finanziari provenienti dall’Iran, il suo principale alleato nella regione.
L’ex generale Michel Aoun divenne presidente del Libano nell’ottobre 2016, quando fu appoggiato da Hezbollah, ponendo fine a un vuoto politico durato 29 mesi.
Questa situazione fu provocata dal disaccordo di un parlamento profondamente diviso, con Saad Hariri che fu nominato primo ministro dopo aver già ricoperto questa carica nel 2009 in un governo di unità nazionale.
Le elezioni legislative del maggio 2018, furono vinte da Hezbollah e i suoi alleati. I negoziati per formare un nuovo governo si trascinarono fino alla fine del gennaio 2019.
Hariri incolpò il gruppo terroristico di non volere cercare l’accordo e annunciò negli ultimi giorni di ottobre del 2018 le dimissioni del suo governo in seguito alle proteste delle settimane precedenti.
Hassan Diab lo scorso 19 dicembre è stato nominato primo ministro con il sostegno di Hezbollah, ma è stato immediatamente esautorato dalla folla contraria alla sua nomina.
Un nuovo governo venne istituito nel gennaio del 2020 con una maggioranza sostenuta in parlamento da Hezbollah e dai suoi alleati filo-iraniani.
Lo scorso anno molti libanesi sono scesi in piazza per chiedere una revisione del sistema politico del Paese, ma senza ottenere grossi risultati.
Il ministro degli Esteri libanese Nassif Hitti si dimise lo scorso 3 agosto in segno di protesta per la cattiva gestione della crisi politica da parte del governo.
Lo scorso 4 agosto 2020 enormi esplosioni hanno distrutto case e un magazzino nei pressi del porto di Beirut. Secondo fonti ufficiali il bilancio delle vittime confermato ha superato le 135 persone, con circa 5mila feriti, questi numeri però nelle prossime ore potrebbero anche aumentare.
Le conseguenze dell’esplosione hanno inferto un ulteriore colpo ai libanesi le cui condizioni economiche sono peggiorate con l’aumento della disoccupazione, il crollo della valuta e con le imprese che continuano a chiudere per mancanza di lavoro.
Le Nazioni Unite stanno intanto lavorando a stretto contatto con il governo libanese per sostenere la fornitura e l’assistenza medica necessaria in questo momento di emergenza.
Nel frattempo il governo israeliano ha offerto aiuti al governo libanese per curare i feriti dopo le esplosioni di due giorni fa.
Israele è stato in conflitto per decenni con Hezbollah è per questa ragione che una parte del parlamento israeliano ha espresso contrarietà nel portare aiuti al Libano.
Ricordiamo che Hezbollah ha alcuni dei suoi esponenti nel governo libanese e allo stesso tempo è un gruppo terroristico che ha giurato la distruzione dello Stato di Israele.
Lo Stato ebraico nei giorni scorsi ha inviato truppe al confine con il Libano perché lo scorso mese il gruppo terroristico ha accusato lo Stato di Israele di aver ucciso uno dei suoi uomini durante un attacco aereo in Siria e ha giurato di fargliela pagare.
L’ipotesi di un attacco è però da scartare in quanto il governo israeliano non sta vivendo un momento idilliaco a causa dell’alternanza di premierato di 18 mesi ciascuno tra Benny Gantz e Benjamin Netanyahu, a cui è costretto a sottoporsi l’esecutivo di emergenza nazionale.
Inoltre lo Stato ebraico è nel mezzo di una crisi economica senza precedenti e con una disoccupazione galoppante.
Infine la popolazione israeliana non vuole imbarcarsi in un altro conflitto con Hezbollah, stanca dei conflitti interminabili con il mondo islamico.