di C. Alessandro Mauceri –
L’attacco delle forze armate israeliane alle postazioni dell’UNIFIL in Libano ha scatenato un vespaio di polemiche. Il ministero libanese ha confermato che gli israeliani hanno aperto il fuoco israeliano su UNIFIL ferendo 2 peacekeepers (nessuno dei due italiano, come ha confermato il portavoce della missione di peacekeeping ONU, Andrea Tenenti). Secondo quanto hanno scritto anche i media israeliani, l’esercito israeliano ha sparato contro un posto di osservazione appartenente alla forza di pace nella sua base principale a Naqoura, nel sud del Libano.
Gli israeliani si sono giustificati dicendo che avevano intimato ai caschi blu dell’UNIFIL di lasciare la loro base. E al loro diniego aveva attaccato.
Duro il commento delle autorità italiane. Il ministro Crosetto ha convocato l’ambasciatore israeliano in Italia per consegnargli un messaggio nel quale si parla di violazione de diritto internazionale (umanitario) e di crimini di guerra. Le autorità italiane si sono limitate a lamentarsi e a condannare l’accaduto. Ma nessuno ha avuto il coraggio di compiere il passo più importate (e sotto diversi aspetti, dovuto): ovvero, richiamare l’ambasciatore italiano in Israele.
Secondo alcuni la causa di tanta tracotanza da parte di Israele, arrivare ordinare ad un contingente delle Nazioni Unite di fare qualcosa e attaccare i caschi blu dell’ONU non è cosa da poco, doveva servire ad aprire un collegamento lungo il mare per collegare i due fronti attivi in Libano: quello meridionale e quello settentrionale.
In realtà il vero motivo dell’attacco israeliano potrebbero essere altri. Entrambi ben più gravi.
Il 12 luglio, nel rapporto relativo alla missione 1701 presentato da UNIFIL si parla di uso di munizioni al fosforo bianco in almeno tre occasioni. Nel rapporto presentato dai caschi blu, si dice che “l’UNIFIL ha osservato attacchi di artiglieria in cui venivano usate munizioni al fosforo bianco in almeno tre occasioni: il 3 marzo vicino a Dayr Amis (Settore Ovest), il 3 aprile vicino ad Ayta al-Sha‘b (Settore Ovest) e il 6 giugno vicino ad Arab al-Luwayzah (Settore Est)”. E che “le forze di difesa israeliane conducevano attacchi aerei quasi quotidiani in Libano, anche per colpire i comandanti di Hezbollah nell’area di operazioni dell’UNIFIL”.
La dichiarazione dell’UNIFIL è di una importanza notevolissima. Nel 2013 Israele è tra i paesi che si sono impegnati a non utilizzare munizioni al fosforo bianco. Ma non è la prima volta che viene accusato di ricorrere a queste munizioni. Lo scorso anno, un rapporto (documentato) presentato da Amnesty International, riportava che tra il 10 e il 16 ottobre l’artiglieria israeliana aveva usato munizioni contenenti fosforo bianco nel corso delle sue operazioni militari lungo la frontiera col Libano. A confermarlo anche i video diffusi dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International girati il 16 ottobre a Dhayra. Qui si vedono pennacchi di fumo compatibili con munizioni al fosforo bianco sparati dall’artiglieria. AI riporta anche la testimonianza di un medico del pronto soccorso dell’ospedale italiano libanese, che aveva riferito che il 16 e il 17 ottobre il suo staff aveva curato nove persone provenienti da Dhayra con tosse e difficoltà respiratorie.
Ali Safieddine, direttore regionale della Difesa civile libanese, che il 16 ottobre ha gestito il trasferimento dei feriti all’ospedale e il giorno dopo l’evacuazione di Dhayra, ha dichiarato ad Amnesty International che il suo personale aveva ricevuto telefonate di persone della zona che parlavano di “bombe che producono un odore molto cattivo e che causano soffocamento una volta inalato”. Questa è la testimonianza di Safieddine:“Non riuscivamo neanche a vedere le nostre mani per quanto era fitto il fumo bianco che ha coperto il villaggio per tutta la notte [del 16] fino alla mattina dopo”. Alcuni giorni prima, Amnesty International aveva documentato l’uso di munizioni al fosforo bianco da parte di Israele anche contro zone densamente popolate di Gaza. In quell’occasione le autorità israeliane hanno negato di aver usato il fosforo bianco nelle loro operazioni militari a Gaza e in Libano.
Anche Human Rights Watch aveva accusato Israele di far uso di munizioni al fosforo bianco, sia sulla Striscia di Gaza che nel sud del Libano. Anzi lo ha fatto più volte, sia il 12 ottobre Israel che più di recente, a giugno 2024 (quindi prima della presentazione del rapporto di UNIFIL).
Secondo i documenti prodotti da Human Rights Watch, dall’ottobre 2023 le forze israeliane hanno utilizzato munizioni al fosforo bianco in almeno 17 comuni del Libano meridionale. In cinque di questi le armi illegali sarebbero state utilizzate anche su aree residenziali densamente popolate. “L’uso da parte di Israele di munizioni al fosforo bianco nelle aree densamente popolate colpisce indiscriminatamente i civili molti dei quali sono stati indotti a lasciare le proprie case” ha dichiarato Ramzi Kaiss di HRW. Il Ministero della Salute Pubblica libanese ha dichiarato che, dal 28 maggio alla metà di giugno 2024 almeno 173 persone sono state ferite da munizioni al fosforo bianco.
Anche l’UNIFIL aveva dichiarato di aver ricevuto richieste da più parti di far luce sulla questione. “Stiamo cercando di verificare”, aveva dichiarato Andrea Tenenti, portavoce di UNIFIL.
A seguito delle indagini il 12 luglio 2024 era stato presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite un rapporto nel quale si confermava di diversi casi in cui erano state utilizzate queste armi.
La Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali (CCW) è stata approvata a Ginevra il 10 ottobre 1980 ed è entrata in vigore nel dicembre 1983. Ha cinque protocolli:
Protocollo I – Proibisce l’uso di armi intese a ferire tramite frammenti non rilevabili nel corpo tramite raggi X;
Protocollo II – Vieta e limita l’impiego di mine e trappole esplosive;
Protocollo III – Vieta l’utilizzo di armi incendiarie;
Protocollo IV – Limita l’uso delle armi laser accecanti (adottato il 13 ottobre 1995, a Vienna);
Protocollo V – Stabilisce gli obblighi e le migliori pratiche per la liquidazione dei residuati bellici esplosivi (adottato il 28 novembre 2003 a Ginevra).
Le bombe al fosforo bianco rientrano nel III Protocollo. Secondo questo accordo gli ordigni non possono essere impiegati per colpire obiettivi civili o obiettivi militari situati “all’interno di una concentrazione di civili”. Il documento stabilisce, inoltre, che l’uso del fosforo bianco è consentito solo a scopo di illuminazione, per spaventare o per nascondere le proprie truppe o per la creazione di cortine fumogene, per coprire la ritirata o per impedire al nemico di avanzare. Ad oggi il III Protocollo è stato ratificato da 117 Stati (tra cui il Libano). Alcuni lo hanno firmato ma non lo hanno ancora ratificato. Israele non lo ha mai firmato né ratificato.