di C.Alessandro Mauceri –
Molti i quesiti riguardanti l’esplosione dei cercapersone in Libano che hanno ucciso 18 persone, un numero è destinato ad aumentare visto che delle migliaia di feriti molti versano in gravi condizioni.
Il primo riguarda il mandante dell’attentato. Subito dopo l’attacco molti hanno puntato il dito su Israele che finora non ha commentato l’accaduto. Tra i bersagli dell’azione terroristica alcuni dei vertici del gruppo Hezbollah in Libano. Sono loro i primi a puntare il dito contro Israele affermando che riceverà “la sua giusta punizione”. In passato il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva avvertito i membri del suo gruppo di non portare con sé telefoni cellulari, dicendo che potevano essere utilizzati da Israele non solo per tracciare i loro movimenti ma anche per effettuare attacchi mirati. Secondo alcune fonti, Israele avrebbe già utilizzato cellulari esplosivi.
Anche il ministro dell’Informazione libanese Ziad Makary ha lanciato pesanti accuse nei confronti di Israele affermando che il suo governo condanna l’attentato come una “aggressione israeliana”. In questo momento le tensioni tra Libano e Israele sono ad un punto critico: da oltre 11 mesi, sullo sfondo della guerra tra Israele e Hamas, Hezbollah e forze israeliane si scontrano quasi quotidianamente. I combattimenti finora hanno causato la morte di centinaia di persone in Libano e decine in Israele. E da entrambi i lati del confine, decine di migliaia di persone sono state sfollate.
Secondo Zeina Khodr, giornalista di Beirut, gli ordigni esplosi contemporaneamente rappresentano un’ “importante evoluzione” nelle ostilità tra Israele e il gruppo libanese sostenuto dall’Iran. “Questa è una grave violazione della sicurezza. I dispositivi di comunicazione di Hezbollah sono stati compromessi. Abbiamo visto immagini da tutto il Libano di uomini sdraiati sul pavimento, feriti, sanguinanti. Abbiamo visto segnalazioni di ospedali che chiedono sangue” per le migliaia di feriti, ha detto Khodr.
Per l’ex ufficiale dell’esercito britannico ed esperto di armi chimiche Hamish de Bretton-Gordon, i cercapersone degli Hezbollah potrebbero essere stati intercettati lungo la catena di fornitura internazionale e “cablati per esplodere a comando”. Una modifica per generare il surriscaldamento della batteria che avrebbe dato il via a una reazione chimica a catena fino all’esplosione del dispositivo. Non tutti però concordano con questa teoria. Robert Graham, amministratore delegato di Errata Security, una società di sicurezza informatica di Atlanta, sostiene che l’effetto dell’esplosione della batteria non sarebbe così potente come suggeriscono i video delle esplosioni. Secondo Graham è più probabile che, durante il tragitto verso la destinazione in Libano, all’interno dei dispositivi siano stati collocati esplosivi insieme ad un codice di attivazione.
Anche se non è ancora certa la marca dei cercapersone, le immagini sembrano mostrare un cercapersone Gold Apollo. Interpellato a tal proposito, il fondatore e presidente della taiwanese Gold Apollo, Hsu Ching-kuang, ha dichiarato che i dispositivi sono stati prodotti con licenza per l’uso del marchio da una società con sede a Budapest, in Ungheria-
Secondo l’analista Ralph Baydoun, l’attacco con i cercapersone non è servito solo a colpire le persone in possesso di questi dispositivi, ma anche ad individuare la posizione dei leader degli Hezbollah. “Ogni membro di Hezbollah che era a un livello specifico è stato attaccato”, ha detto Baydoun. Quindi Israele non sapeva i nomi di tutti i destinatari dei cercapersone. “Se avessero i satelliti accesi, … avrebbero conosciuto i nomi e le posizioni di tutti gli agenti che sono stati attaccati… immediatamente quando [hanno chiesto] aiuto. Avrebbero rivelato la [loro] posizione”.
Se verrà confermata la matrice israeliana, l’attacco con i cercapersone avrà ripercussioni geopolitiche notevoli. A giugno, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva dichiarato che il suo paese stava ponendo fine alla fase “intensa” della guerra a Gaza e stava spostando l’attenzione sul conflitto con il Libano. E solo pochi giorni fa, Israele aveva annunciato che l’espansione dei suoi obiettivi di guerra ufficiali aveva dichiarato che concentrarsi sugli Hezbollah significavano la possibilità per gli israeliani fuggiti dalle aree vicino al confine libanese di tornare alle loro case. “Il gabinetto politico/di sicurezza ha aggiornato gli obiettivi della guerra in modo che includano la seguente sezione: il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case”, aveva confermato l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Intanto è sempre più duro lo scontro tra Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant (dimissionario) che si è opposto a una grande operazione militare contro il Libano. Sia l’emittente pubblica Kan che il notiziario Channel 13 hanno riferito di forti pressioni da parte del capo del Comando settentrionale, Ori Gordin, per un attacco su larga scala sul Libano. Ma sia Gallant che il capo di stato maggiore dell’IDF, Herzi Halevi, sono rimasti cauti. Almeno fino ad ora. Ora, come è avvenuto con Hamas dopo il 7 ottobre 2023, l’esacerbarsi dello scontro con gli Hezbollah potrebbe far cambiare opinione anche ai più moderati.