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Su alcuni media internazionali emerge la notizia che i beeper (in italiano cercapersone) che esplosero in Libano erano collegati, per alcuni dei loro componenti, a una società taiwanese. Logicamente questa notizia ha attirato l’attenzione di Taiwan che ha smentito categoricamente di avere preso parte all’operazione. E’ tuttavia risaputo che i legami di Israele con Taiwan siano forti, basati su valori condivisi e, in un certo senso, anche dal comune destino di essere realtà territoriali costantemente minacciate per ragioni assai diverse ma che, appunto, le accomuna.
L’Agenzia di stampa Reuters ha scritto che: “Fonti della sicurezza hanno affermato che Israele era responsabile di quei cercapersone, che portavano scritto il nome della società Gold Apollo con sede a Taiwan. Si tratta dei cercapersone che sono esplosi il mese scorso in Libano, in un colpo mortale per Hezbollah sostenuto dall’Iran. Israele non ha né confermato né negato il suo coinvolgimento. La taiwanese Gold Apollo ha affermato di non avere prodotto i dispositivi utilizzati nell’attacco e ha affermato che la società ungherese BAC, a cui sono stati ricondotti i cercapersone, aveva una licenza per utilizzare il suo marchio. Anche il governo di Taiwan ha affermato che i cercapersone non sono stati realizzati a Taiwan”.
Altri organi di stampa internazionali hanno sviluppato delle ipotesi individuando i passaggi di una vicenda iniziata nella primavera del 2022, con l’apertura di due ditte, la BAC a Budapest, gestita dalla manager italo-ungherese Cristiana Barsony Arcidiacono e la Norta LDT, diretta dal norvegese d’origine indiana Rinson Jose, con ufficio di facciata a Sofia, in Bulgaria. La prima avrebbe contattato la Apollo Gold a Taiwan ed avrebbe ottenuto la licenza di produzione, ma i sistemi saranno messi a punto da qualche altra parte. Al momento non è chiaro dove.
Le transazioni, recuperate da chi indaga su queste piste, proverebbero i passaggi di denaro tra le due compagnie con un punto inedito: la Norta ha ricevuto finanziamenti da un conto – ma non è noto a chi sia intestato – della israeliana M. T. Bank, soldi subito girati alla BAC per finalizzare l’intesa. Il tutto mascherato, sempre secondo le indiscrezioni, da “forniture” di servizi in favore di altre due società taiwanesi, di cui una addetta alla logistica.
Nei giorni scorsi, inoltre, oltre alla Gold Apollo, era emerso il possibile ruolo di una ex dipendente che avrebbe avuto contatti con l’estero e di un certo “Mister Tom”, residente in Austria. Secondo fonti ungheresi è forse lui ad avere condotto i passi più importanti di questa vicenda, così come la troviamo riassunta su alcuni media internazionali.
Parlando ai giornalisti durante un evento a Taipei per celebrare un anno dall’attacco dei militanti palestinesi di Hamas contro Israele, l’ambasciatrice de facto di Israele a Taipei, Maya Yaron, ha rifiutato di commentare direttamente sui cercapersone e ha affermato: “Qui (intendendo dire a Taipei, ndr) forse quell’incidente ha attirato molta più attenzione, ma dal nostro punto di vista in Israele abbiamo avuto Nasrallah, abbiamo avuto attacchi missilistici dall’Iran” – ha specificato riferendosi sia al leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ucciso in un attacco aereo israeliano su Beirut, sia all’attacco aereo di rappresaglia contro Israele da parte di Teheran.
“Stiamo facendo tutto il possibile con tutti gli strumenti a nostra disposizione per combattere Hezbollah, Hamas, gli Houthi”, ha poi concluso Maya Yaron.
Israele, come la maggior parte dei Paesi, non ha legami diplomatici formalizzabili in senso stretto con Taiwan, data la situazione rivendicata dalla Cina verso l’isola di Formosa, però Taiwan vede Israele come un importante partner democratico e ha offerto un forte sostegno a Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso.
Alla domanda se il collegamento di Taiwan ai cercapersone avesse influenzato le loro relazioni bilaterali, Yaron ha detto di non essere preoccupata per nulla: ”Penso che le nostre relazioni siano forti e si basino su valori democratici, valori liberali e cose che ci tengono uniti insieme ed è per questo che ci capiamo. Siamo in contatto costante su molte questioni di questa guerra in corso dal 7 ottobre. Su tutto abbiamo una linea di comunicazione aperta”.
D.B.