Libano. Scontri tra oppositori e Hezbollah. L’Ultimatum di Diab, ‘due mesi o elezioni anticipate’

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La terribile esplosione al porto di Beirut dello scorso 4 agosto, che ha provocato 157 morti e 5mila feriti, non ha sopito le tensioni politico-sociali nel Paese dei cedri, ed anche oggi le opposizioni hanno manifestato con forza nella capitale ed in altre città, con scontri (si parla di 109 feriti) e arresti.
La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e manganelli, ma le scene peggiori si sono viste quando i manifestanti hanno impiccato un manichino in piazza dei Martiri con le sembianze del leader degli Hezbollah Hasan Nasrallah: miliziani e sostenitori del Partito di Dio hanno fatto irruzione nella piazza scontrandosi con i manifestanti fino a quando è intervenuto l’esercito, con i militari che hanno separato i due gruppi.
Il paese è pressoché in default, la lira è quasi carta straccia, la disoccupazione giovanile è a livelli stratosferici e le opposizioni continuano a denunciare quello che per loro è il primo male del paese, la corruzione.
Il premier Hassan Diab, in carica da gennaio dopo la caduta del terzo governo guidato da Saad Hariri, non riesce a venire a capo della crisi, ed oggi ha affermato che “Ora è il momento della responsabilità collettiva. Vogliamo una soluzione per tutti i libanesi”: si tratta di un vero e proprio ultimatum, dal momento che il premier si è dato due mesi di tempo dopodiché vi saranno le ennesime elezioni anticipate.