Libertà di stampa: “Brutte notizie”

Italia da 41ma a 58ma nella classifica per la libertà di stampa.

di C. Alessandro Mauceri –

Presentata l’ultima versione del World Press Freedom Index di Reporters Sans Frontières (RSF), l’analisi dello stato del giornalismo in 180 paesi. Il nuovo rapporto mostra un crollo della liberà di stampa nel Bel Paese, passato in un colpo solo dalla 41ma posizione del 2021 alla 58ma del 2022. Un calo che allontana l’Italia dai vertici assoluti della classifica, occupati come sempre da paesi scandinavi: Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia tra i primi cinque separati solo dall’Estonia, quarta. Ma soprattutto che la pone molto in basso nel confronto con gli altri paesi europei. In Europa peggio dell’Italia si sono piazzate solo la Grecia, i paesi della ex Jugoslavia (tranne Croazia e Macedonia del Nord), l’Ungheria e l’Albania. Quanto a libertà di stampa, l’Italia non regge il confronto con nessuno dei paesi dell’Europa occidentale. Secondo gli autori del report “il panorama mediatico italiano è ben sviluppato e ha una vasta gamma di media che garantiscono una reale diversità di opinioni”, “il settore radiotelevisivo comprende diversi canali televisivi pubblici” e vi sono “molte emittenti televisive e radiofoniche private”. Tuttavia pare che i giornalisti italiani “a volte cedono alla tentazione di censurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della loro testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altra forma di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o criminalità organizzata”. A bloccare la penna dei giornalisti, secondo il rapporto, sarebbe anche “un certo grado di paralisi legislativa”, che starebbe “frenando l’adozione di vari disegni di legge che sono stati proposti per preservare e persino migliorare la libertà giornalistica”. Una situazione che nell’ultimo periodo ha avuto un peggioramento anche a causa della pandemia, che “ha reso più complesso e laborioso per i media nazionali ottenere l’accesso ai dati in possesso dello Stato”.
Se da un lato sono sempre meno in Italia le voci indipendenti, molte, anzi troppe, sono le fake news e la disinformazione, che sempre secondo gli autori del rapporto ha ormai raggiunto livelli record a livello globale.
Per RSF la guerra dell’Ucraina, intesa come “conflitto fisico”, è stata “preceduta da una guerra di propaganda”, anche nei paesi occidentali; in pochi inoltre hanno dubitato delle notizie provenienti dai paesi interessati dal conflitto: nella classifica appena pubblicata l’Ucraina non va oltre la 106esima posizione, con un netto peggioramento rispetto all’anno precedente. Un dato significativo se si pensa che per l’attuale presidente la comunicazione mediatica riveste un ruolo centrale nel quadro del conflitto. Ancora peggiore la situazione in Russia: al 155mo posto, non lontana da paesi come l’India, dove il premier Narendra Modi non è riuscito ad andare oltre il 150mo posto, l’Afghanistan, il Sudan e la Bielorussia.
Peggio tra le grandi potenze mondiali solo la Cina, 175ma, in fondo alla classifica sebbene con un leggero miglioramento (due posizioni) rispetto all’anno precedente.
Aspetto non secondario, tutti i paesi in guerra occupano posizioni molto basse nella classifica. Oltre a Russia e Ucraina, Pakistan e India, e poi Israele, che non riesce ad andare oltre l’86mo posto, e la Palestina (170ma).
Praticamente fermi gli USA: chi si aspettava un miglioramento dopo le elezioni presidenziali e il cambio di inquilino alla Casa Bianca è rimasto deluso. Gli Stati Uniti d’America non vanno oltre il 42mo posto (44mo lo scorso anno). Segno che con il nuovo presidente non è avvenuto il cambiamento che molti si aspettavano, e che aveva portato molti suoi concittadini a votarlo.
Per il resto poche le sorprese. In fondo alla classifica sempre gli stessi paesi: dopo la Cina, il Myanmar, il Turkmenistan, l’Iran e l’Eritrea, che ha scambiato l’ultima posizione che occupava lo scorso anno con la Corea del Nord (penultima nel rapporto 2021).
Secondo Christophe Deloire, segretario generale di RSF, il rapporto conferma quello che ha dichiarato Margarita Simonyan, caporedattrice di Rt ovvero, ovvero che “nessuna grande nazione può esistere senza il controllo sulle informazioni”. In un mondo dove sono in corso tante guerre, le notizie sono un’arma irrinunciabile e il diritto all’informazione dei cittadini è seriamente a rischio.
La dimostrazione evidente è la concentrazione dei media su una specifica guerra, come fosse l’unica, mentre al mondo ve ne sono decine in corso. Eppure sono decine le guerre in corso. Per non parlare del fatto che esistono anche altre “guerre” che dovrebbero interessare tutti: la guerra all’inquinamento (locale e globale), la guerra alla desertificazione, la guerra alla fame e la guerra alla povertà estrema, la guerra all’impoverimento delle risorse idriche. Di queste notizie nessuno dà… notizia. Non sorprende: si parla pure poco della perdita di decine di posizioni nella classifica sulla libertà di stampa in quello che, secondo alcuni, dovrebbe essere uno dei paesi più sviluppati e liberi del pianeta.