Libertà di stampa. Rsf, ‘Turchia una prigione, peggio del Congo’, il paese è 155° al mondo

di Notizie Geopolitiche – 

Secondo la classifica stilata dall’organizzazione Reportes Sans Frontieres (Rsf), la quale si occupa di valutare il grado di libertà della stampa e dei giornalisti nei singoli paesi del mondo, mettendo in luce e denunciando le criticità, le condizioni della Turchia sono ulteriormente peggiorate e, nella classifica mondiale ha segnato un nuovo record negativo, posizionandosi al 155° posto (151° nel 2016) su un totale di 180 paesi considerati, appena sotto la Repubblica Democratica del Congo.
A pesare, secondo Rsf, è l’atteggiamento del governo del presidente Recep Tayyip Erdogan: soprattutto dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016 infatti, in nome di un ipotetico stato di emergenza, servendosi di pretesti come la lotta al terrorismo e la tutela della sicurezza nazionale, il regime di Ankara ha applicato politiche estremamente repressive nei confronti dei mezzi di comunicazione e dei singoli giornalisti, liquidando di autorità i principali media dell’opposizione, come successo al quotidiano Zaman, la cui redazione ed apparato dirigente sono stati sostituiti con un gruppo di scribacchini fedeli all’esecutivo; attualmente centinaia di televisioni, radio e giornali critici nei confronti di Erdogan o vicini alla minoranza curda sono stati messi a tacere e le voci di dissenso represse, anche tramite la censura di internet.
Migliaia di giornalisti sono stati minacciati e centinaia sono stati quelli fermati e malmenati dalla polizia, mentre diverse decine sono ancora in carcere senza un processo, a molti sono poi stati confiscati i beni o ritirato il passaporto; per questo Rsf ha definito la Turchia “la più grande prigione al mondo per i professionisti dei media”.