Libia. A Tripoli sfugge il controllo del territorio: assaltato impianto Eni-Noc, stop al gas per l’Italia

di Enrico Oliari –

mellitah grandeLa Libia dell’era “post Gheddafi” non sembra conoscere pace. Non si contano più infatti le notizie di scaramucce che arrivano da ogni parte del paese nordafricano, a testimonianza di una situazione che continua a fuggire al controllo del governo centrale.
Specialmente nel sud del paese vi sono ancora truppe di lealisti in armi, ma è lo stesso tessuto sociale libico, fortemente frammentato in tribù spesso dagli atavici dissapori, che dà l’immagine di un paese instabile e costantemente sull’orlo del precipizio.
La vittoria elettorale che ha portato al potere Alì Zeidan non è stata il frutto di una competizione fra islamisti e liberali (forza quest’ultima in cui il premier si riconosce, tanto che a Ginevra era avvocato esperto di diritti umani), bensì fra islamisti più, o meno radicali, tant’è che negli ultimi tempi sono stati arrestati decine di cristiani copti accusati di proselitismo ed un sacerdote è stato aggredito nella Cirenaica.
Anche in questo caso vi è la dimostrazione della poca presa dello Stato sulla realtà territoriale, tanto che una nota del ministro degli Esteri libico ha riportato che l’attacco mosso contro la chiesa copta di Bengasi e l’aggressione al sacerdote “sono stati condotti da irresponsabili elementi armati”.
La giornata di oggi ha visto anche scontri importanti a soli 160 chilometri a sud di Tripoli, tra le milizie della tribù Zintan ed i combattenti della tribù Mashashia, nei quali sono state usate armi pesanti.
L’Eni ha fatto invece sapere attraverso una nota che in seguito alle tensioni registrate nell’area di Mellitah, sulla costa a circa 60 chilometri da Tripoli, tra “forze locali libiche e la Mellitah Oil&Gas, joint-venture paritetica Noc-Eni”, in cui l’impianto sarebbe stato messo sotto attacco e si sarebbero addirittura fatti prigionieri, “per ragioni di sicurezza ed integrità degli impianti, ha deciso di interrompere la produzione e di mettere in sicurezza le installazioni con la conseguente interruzione del flusso di gas attraverso il gasdotto Greenstream, che collega l’impianto di trattamento di Mellitah, in Libia, a Gela, in Italia; contestualmente sono state attivate tutte le misure di sicurezza necessarie a proteggere il personale in loco, oltre che gli impianti interessati: tutto il personale è al sicuro e il Ministero dello Sviluppo Economico è stato immediatamente informato dell’interruzione del flusso di gas”.
Tripoli ha quindi inviato forze militari per proteggere gli impianti e Abdulfatah Shagan, uno dei responsabili dell’impianto estrattivo, ha comunicato che ci vorranno 48 ore per ripristinare l’esportazione di gas verso l’Italia e comunque solo dopo si sia appurata la garanzia della sicurezza dei lavoratori.
Già verso sera il vice ministro della Difesa, Khalid Sharif, ha dichiarato all’agenzia ufficiale Lana che le truppe regolari libiche hanno raggiunto un accordo con le milizie di Mellitah, ovvero “un immediato cessate il fuoco e il ritiro delle brigate dalla zona, il rilascio dei prigionieri di entrambe le parti, e la formazione di una commissione per l’attuazione dell’accordo tra le parti”. Da quanto si è appreso due impiegati sarebbero rimasti feriti in modo lieve.
Intanto il Primo ministro, Ali Zeidan, è tornato ad invitare i miliziani a deporre le armi: “si mettano a disposizione del governo – ha detto – o verranno sciolte”.