Libia. Consegnato alle autorità britanniche il fratello dell’attentatore di Manchester

di Vanessa Tomassini

Il ministro dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale, Fathi Pashagha, ha consegnato mercoledì alle autorità britanniche Hashem Abedi, fratello dell’attentatore di Manchester, Salman Abedi. Hashem si trovava in custodia delle Forze speciali di Deterrenza (RADA) affiliate al Ministero dell’Interno dal 2017, fino alla sua consegna di ieri ai servizi di sicurezza del Regno Unito.
Durante gli interrogatori condotti dalla RADA, il fratello dell’attentatore di Manchester avrebbe confessato nei giorni successivi alla strage di “star progettando un attentato terroristico a Tripoli”, aggiungendo che “sapeva tutto quello che suo fratello avrebbe fatto a Manchester, poiché lo avrebbe chiamato per telefono prima dell’inizio dell’operazione”.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Salman Abedi aveva lasciato Tripoli per il Regno Unito il 17 maggio 2017, cinque giorni prima dell’attentato allo stadio dove si teneva il concerto di Ariana Grande. L’attentatore avrebbe detto alla sua famiglia che avrebbe fatto Umrah, un pellegrinaggio alla Mecca per il mese sacro del Ramadan. Le indagini hanno confermato che l’attentatore avrebbe telefonato a “sua madre e suo fratello 15 minuti prima dell’inizio dell’operazione”. Se formalmente la famiglia Abedi ha condannato le azioni del figlio, restano parecchi dubbi sulle sue connessioni con la galassia jihadista.
Ramadan Abedi, 52 anni, è nato in Libia il 24 dicembre 1965, è stato un agente dei servizi interni sotto il colonnello Muammar Gheddafi fino a quando nel 1992 fu accusato di flirtare con i Fratelli Musulmani ed altri filoni estremisti, rifugiandosi in Inghilterra. Secondo fonti dell’Intelligence dell’ex Jamahiriya, Ramadan Abedi aveva aderito per anni al Gruppo combattente islamico Libico che aveva come scopo quello di rovesciare il rais per instaurare un governo islamico basato sulla legge della Sharia.
In un’intervista realizzata da Middle East Eye nel 2018, il ministro britannico degli Affari Esteri per il Medio Oriente, Alister James, ha rivelato che “durante il conflitto libico nel 2011 il governo britannico era in comunicazione con una vasta gamma di libici coinvolti nel conflitto contro le forze del regime Gheddafi. È probabile che questo includesse ex membri del Gruppo combattente islamico libico e la Brigata Martiri del 17 febbraio”. Abedi padre tornò in Libia nel 2011, con il benestare del Governo britannico, unendosi alle file del LIFG di Abdel Hakim Belhadj, il Gruppo dei combattenti islamici libici, un’organizzazione terroristica fondata negli anni Ottanta del XX secolo dai mujaheddin libici veterani della guerra tra Unione Sovietica e Afghanistan ed inserita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a partire dal 6 ottobre 2001, fra le organizzazioni legate ad al-Qaeda, Osama bin Laden e i talebani. Gli oppositori del LIFG in Libia hanno affermato che Abedi aveva allevato i suoi figli in un ambiente islamista, cosa che li rendeva facili prede per i reclutatori di Daesh.
Rami el-Obeidi, un capo dell’intelligence con una fazione che si oppone al LIFG, ha dichiarato che “Salman Abedi sarebbe stato un obiettivo facile per i reclutatori dell’Isis, dato il background di suo padre”. Secondo gli amici di famiglia invece i genitori di Salman sarebbero stati così preoccupati per la sua radicalizzazione in Gran Bretagna che lo hanno trasferito in Libia confiscando il suo passaporto. Salman Abedi ad ogni modo sarebbe uscito dai binari diversi anni prima quando ha iniziato a sviluppare vedute religiose sempre più estreme.