di Enrico Oliari –
I miliziani del generale Khalifa Haftar, che da oltre una settimana hanno messo in atto un’offensiva per prendere Tripoli e spodestare il Governo di accordo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale, sono riusciti a sfondare le linee difensive ad Azizia, circa 50 chilometri a sud della capitale, salvo poi essere fermati dal contrattacco dei regolari. I combattimenti più intensi oggi si hanno a Suani ben Adem, circa 25 chilometri da Tripoli, ma si hanno notizie di raid compiuti dai Mig di Haftar su un aeroporto e su una struttura militare ad Ain Zara, 15 chilometri a sudovest della capitale, peraltro mancata con i missili che hanno colpito una scuola elementare chiusa.
A preoccupare è anche l’emergenza umanitaria che si sta creando: secondo fonti sanitarie sarebbero un centinaio le vittime di cui 26 bambini dal 4 aprile, giorno di inizio dell’offensiva, e l’Ocha (Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari) ha reso noto che il numero degli sfollati è salito a 13.500 e che nelle ultime 24 ore in 4mila si sono messi in fuga dalle zone degli scontri.
Precisando che “Se ci sarà una crisi umanitaria l’Italia saprà affrontarla”, il premier italiano Giuseppe Conte ha detto rispondendo ai giornalisti che “il gabinetto di crisi continuerà costantemente a riunirsi, perché ovviamente c’è serio rischio, concreto rischio, di una crisi umanitaria che vogliamo scongiurare”. “Tuttavia – ha aggiunto – quando ragioniamo di Libia non pensiamo solo all’immigrazione, noi pensiamo anche a pacificare un Paese che è centrale per tutti gli equilibri, del Nord Africa, mediorientali e del Mediterraneo intero, e quindi dell’Unione Europea”. “L’Italia – ha continuato il premier – vuole avere un ruolo in Libia come lo ha sempre avuto. Il ruolo dell’Italia è quello di un Paese facilitatore, per il processo di stabilizzazione e pacificazione dell’intero territorio. E’ la ragione per cui pur dialogando con tutti, ovviamente sosteniamo quella che è l’azione delle Nazioni Unite e riteniamo che tutti gli attori stranieri, gli esponenti della comunità internazionale debbano lavorare tutti insieme per non consentire che le divisioni sul territorio libico tra gli attori libici, si possano riprodurre e amplificare nell’ambito della comunità internazionale”.
Nelle prossime ore arriverà a Roma il ministro degli Esteri e membro della famiglia reale del Qatar Mohammed al-Thani, grande alleato del governo di Tripoli: com’è avvenuto in Siria ed in altri teatri, in Libia si sta assistendo ad una sovrapposizione dei conflitti tra cui quello annodi del Qatar, che appoggia i Fratelli Musulmani, con l’Arabia Saudita, accusata nelle ultime ore di aver sostenuto finanziariamente l’offensiva di Haftar. I Fratelli Musulmani partecipano al Governo di accordo nazionale, ed a loro potrebbe arrivare aiuto militare, seppure non palese, dalla Turchia in un quadro di cooperazione con il Qatar.
Sempre a Roma è atteso il numero due del governo “di Tripoli” Ahmed Maitig, il quale incontrerà oltre a Conte, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il vicepremier Matteo Salvini, che aveva conosciuto nella capitale libica nell’agosto 2018.
Si tratta della controffensiva diplomatica del presidente Fayez al-Serraj, il quale continua ad avere dalla sua l’appoggio delle Nazioni Unite.
Intanto a Tripoli si susseguono le manifestazioni popolari contro Khalifa Haftar, contro l’Arabia Saudita e contro gli Usa.
Haftar infatti, che con il suo esercito si è sostanzialmente messo contro quello che dovrebbe essere il suo governo, è malvisto specialmente dalle milizie islamiste in quanto viene accusato di essere al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, è stato poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi è rimasto fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi.