Libia. Di Maio vede le controparti, ma l’incognita ora è Erdogan

di Enrico Oliari

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato oggi in Libia per incontrare esponenti del governo riconosciuto “di Tripoli” e della controparte, quella “di Tobruk”, il cui uomo forte Khalifa Haftar sta muovendo da aprile un’offensiva per conquistare la capitale.
Al vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, Di Maio ha ribadito al posizione dell’Italia della ricerca di una soluzione alla crisi “che non può essere quella militare” e, come ha riportato l’ambasciata italiana, “si è discusso anche di sviluppo, di cooperazione bilaterale e di lotta alla corruzione”.
Di Maio ha visto anche il collega libico Mohammed Siala, ma sono previsti incontri anche con il ministro dell’Interno Fathi Bishaga, scampato due giorni fa ad un attentato mosso dai miliziani che sostengono Haftar, e il presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj. A Bengasi invece vedrà Haftar e a Tobruk il presidente della Camera dei rappresentanti Aghila Saleh.
La visita di Di Maio arriva in un momento delicatissimo della crisi libica, in cui si stanno via via sovrapponendo conflitti di altre potenze esattamente com’è stato per la Siria. Da anni Haftar riceve armi e finanziamenti da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, mentre da alcuni mesi si stanno muovendo a sostegno del governo riconosciuto “di Tripoli” Qatar e Turchia, con il presidente Recep Tayyp Erdogan che ha già fatto sapere l’intenzione di dare un chiaro supporto militare se non addirittura di inviare militari.
Per ottenerne il consenso, ma anche una sorta di “placet”, Erdogan si è rivolto a Mosca, per quanto il presidente russo Vladimir Putin si sia sentito al telefono con la tedesca Angela Merkel assicurando la piena disponibilità della Russia a facilitare gli sforzi di mediazione in vista della conferenza di Berlino prevista per gennaio.
L’asse Erdogan-Putin si contrappone così al gioco più ambiguo della Casa Bianca, che appoggia in modo neppure troppo occulto Haftar, ma più che a una spartizione di interessi in Libia, paese da sempre considerato come zona di influenza italiana, il presidente turco punta ad acquisire peso per interloquire con l’Italia sia per i rapporti con l’Europa, che per il braccio di ferro in corso sullo sfruttamento dei giacimenti di gas nelle acque di Cipro, dove sono in essere le concessioni all’Eni.