Libia. Donna e bambino morti in mare: scambi di accuse tra la ong Open arms e la Guardia costiera

Accuse all’Italia di complicità, ma per Salvini è una ‘Fake news’

di Marco Pugliese

Caso Proactiva Open Armas sempre più complesso ma che rispecchia lo scenario che sembra quasi ripetersi nell’ultimo mese, ovvero accuse d’ogni tipo da parte delle Ong all’Italia (anche Marco Minniti ne fu bersaglio) e viceversa, video ed immagini ritenute da una parte politica decontestualizzate e bagarre tra i partiti del teatro italiano. Questa volta però qualcosa sembrerebbe non tornare. Poche ore fa infatti la Ong spagnola accusava con veemenza il nostro paese d’esser complice dei guardiacoste libici, definiti assassini al soldo italiano. Accuse infamanti e gravissime, non supportate da prove. Veniva divulgata una foto in cui si vedeva un bimbo ed una mamma tra i resti di un’imbarcazione in mezzo al mare. Secondo Oscar Camps (Ong Proactiva Open Arms) sarebbe stata la prova del mancato salvataggio libico in condominio con la scarsa umanità di Roma. Tuttavia il Viminale (il ministro Salvini ha parlato di “fake news”) e due testimoni smentiscono la Ong spagnola ed anche la posizione di Camps già nelle ore successive al fatto è stata in parte ridimensionata dalla stessa Ong che rappresenta, che parla infatti di “possibile e non accertata dinamica”.
Ora si è in attesa di venerdì, quando la giornalista tedesca Nadja Kriewald, presente sul luogo del naufragio, fornirà la propria testimonianza tramite un reportage video girato sull’imbarcazione della Marina di Libia.
Il portavoce della Marina libica, Ayoub Qasem, ha fatto sapere che “non è nostra abitudine lasciare vite umane in mezzo al mare, la nostra religione ce lo proibisce. Tutto ciò che è successo e succede, i disastri in mare sono causati dai trafficanti, interessati solo al guadagno, e dalla presenza di Ong irresponsabili come questa”. Ha poi chiosato affermando che “La Guardia costiera libica cerca con tutti i mezzi che ha a disposizione di fare il massimo per salvare vite umane e non ha altri interessi al di fuori della Patria e dei principi dell’umanità”.
Con i due corpi c’era una donna ancora viva dopo due giorni in mare, salvata dalla Guardia costiera libica, quindi è stato affondato il gommone o quanto ne rimaneva per evitarne il riutilizzo da parte dei trafficanti. In mattinata la nave della Ong è arrivata sul luogo del naufragio e tra i resti del gommone ha individuato i corpi della donna e del bambino di 5 anni.
Nel frattempo la Ong spagnola, carica di migranti, ha cambiato rotta per dirigersi verso Siviglia, visto l’indisponibilità all’accoglienza da parte delle autorità italiane. Queste si erano rese disponibili a far sbarcare la donna tratta in salvo, invito non accolto dalla Ong, è già sono state aperte indagini per stabilire la dinamica di quanto accaduto.