Libia. Forum trans mediterraneo sulle migrazioni: è scambio di responsabilità sulla gestione dei migranti

di C. Alessandro Mauceri

Nei giorni scorsi si sono svolti i lavori del Forum trans-mediterraneo sulle migrazioni. L’evento, che si è tenuto a Tripoli, in Libia, è stato presentato dalle autorità italiane come un “successo”. Ma sono molti a pensare che siano pochi i passi avanti. Per alcuni si sarebbe trattato di un completo fallimento. Non solo per i risultati conseguiti, oggettivamente limitati, e nemmeno per gli scontri, a volte molto duri, che hanno fatto da contorno alle dichiarazioni ufficiali. In molti hanno fatto notare l’assenza di personaggi di spicco, a cominciare dal generale Khalifa Haftar, che controlla parte della Libia. Tra i grandi assenti anche molti capi di governo degli Stati europei, unica eccezione Malta, e i vertici delle istituzioni europee.
Per il resto si sono sentite frasi di rito ormai note, a cominciare dai soliti proclami contro l’immigrazione clandestina. Ai quali, come ormai consuetudine, ha fatto seguito una richiesta di fondi da parte dei paesi di provenienza dei migranti. Il primo ministro libico Dbeibah ha chiesto di destinare parte delle risorse disponibili “per gestire i flussi di immigrazione clandestina”. Secondo Dbeibah il problema dell’immigrazione preoccupa molti stati africani, i quali stanno attraversando “crisi di bisogno e di carestia;, l’Africa soffre il colonialismo, lo sfruttamento e il saccheggio delle sue ricchezze negli ultimi cinquant’anni, cosa che spinge i cittadini africani a cercare di mettersi su una strada difficile, accidentata e pericolosa, finendo talvolta in braccio alla morte, nella speranza di raggiungere l’Europa”. Anche la Tunisia ha presentato il conto per i migranti arrestati sul suo territorio o bloccati in acque internazionali, e deportati in Libia.
In assenza di altre alternative si è tornato a parlare della possibilità di ricorrere al rimpatrio forzato, definito eufemisticamente rimpatrio “volontario”, per i cittadini ciadiani bloccati in territorio libico. Al Forum di Tripoli il ministro dell’Interno italiano Piantedosi ha ribadito che occorre “passare da una cooperazione tattica tra singoli paesi a un approccio regionale strategico”, e che non si tratta di una “sfida che possiamo affrontare da soli”.
Tra i problemi irrisolti discussi vi è stato quello dell’abbandono in mare. Secondo alcuni sarebbe una conseguenza dell’allontanamento delle ONG e del ritiro dalle acque internazionali dei mezzi di soccorso di molti Stati costieri. Purtroppo le ONG sono state tenute fuori dal Forum organizzato a Tripoli. Per questo motivo lo scontro si è svolto stato a distanza. L’ONG Sea-Watch International, un’organizzazione no-profit che si occupa di salvataggi nel Mediterraneo, ha criticato la politica migratoria del governo italiano, definendola “distopica”. Ha inoltre espresso il suo disappunto per la collaborazione tra i politici italiani e il primo ministro della Libia occidentale, Abdul Hamid Mohammed Dbeibah.
In molti hanno notato l’isolamento del governo Meloni in Europa. Un problema apparso con tutta la sua chiarezza dopo le discussioni sulla rielezione di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, che potrebbe avere effetti anche sul tanto sbandierato Piano Mattei per l’Africa. E sul ruolo di protagonista che la Meloni avrebbe voluto ricoprire nelle politiche di contrasto alle migrazioni clandestine a livello europeo. Per il resto, il Piano Mattei per l’Africa pare attraversare una fase di stagnazione.
Tutte questioni irrisolte che hanno reso il clima al Forum particolarmente teso. Non è mancato lo scontro, quasi fisico, tra la delegazione ciadiana e quella tunisina, sulle gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei migranti sub-sahariani perpetrati, secondo le accuse, dalle forze di polizia agli ordini del presidente Kais Saied.