Libia. Guerra tra premier: Bashagha accolto a cannonate a Tripoli. Al-Dabaiba, ‘un misero tentativo di infiltrazione’

di Guido Keller

Il primo ministro del governo di unità nazionale della Libia, Abdel Hamid al-Dabaiba, ha affermato che la situazione della sicurezza è stabile a Tripoli, assicurando alle missioni diplomatiche e alle ambasciate che possono svolgere il loro lavoro normalmente e che il governo garantirà loro sicurezza. In un discorso registrato trasmesso dalla piattaforma “Our Government”, affiliata al governo di unità nazionale, al-Dabaiba ha dichiarato che “ho accettato un corridoio sicuro per la fuga del gruppo che ha commesso un suicidio politico entrando a Tripoli, ed il motivo è che ogni singola goccia di sangue libico vale più di tutti i loro partiti”. Ha poi ribadito che “l’ho detto in passato, che questo gruppo vive solo in guerra e conflitto ed è sostenuto da un partito demoniaco dall’esterno. Oggi siamo alleati con i nostri figli. Ringrazio i giovani e i leader dei servizi di sicurezza che hanno affrontato con fermezza queste bande”.
La forte posizione del premier del governo di unità nazionale, riconosciuto dalla comunità internazionale, arriva dopo che ieri il premier eletto dal Parlamento “di Tobruk” è entrato con il suo governo nella capitale libica, ma ad accoglierli sono stati scontri e colpi di artiglieria. Immediatamente la polizia per la sicurezza delle sedi diplomatiche ha schierato i suoi agenti, ed uno, come ha riferito l’ambasciata italiana, è stato ferito da un proiettile vagante.
Dopo poche ore è stata l’equipe di Bashaga ad annunciare la decisione di lasciare Tripoli “al fine di evitare altri spargimenti di sangue”.
Nonostante il lavoro certosino della diplomazia internazionale, la Libia continua ad essere divisa in tribù e fazioni pronte ad appoggiare chi garantisce la miglior convenienza. Per il 24 dicembre scorso erano previste le elezioni, che non si sono tenute; a Tripoli c’è il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, mentre il Parlamento, anch’esso riconosciuto, è a Tobruk dal 2014, cioè da quando i deputati scapparono a causa degli scontri. Oggi la contrapposizione fra i due gruppi vede sostanzialmente Tripoli sostenere la via delle elezioni generali che non si sono tenute in dicembre, e Tobruk aver eletto un governo, che però non riesce ad insediarsi nella capitale in quanto il posto è occupato da al-Dabaiba. Questi ha oggi dichiarato che “i servizi di sicurezza e militari si sono occupati con tutta professionalità” e “fermezza” del “misero tentativo di infiltrazione” a Tripoli.
Fathi Bashagha ha invece comunicato che “Abbiamo aspettato 81 giorni dall’adozione del governo da parte della Camera dei Rappresentanti, ci siamo presi pazienza e saggezza, e c’è stata una grande pressione da parte della nostra gente nella regione occidentale, e continueremo il nostro obiettivo in modo pacifico finché non vinceremo”. Ha quindi accusato il governo di unità nazionale di essere ricorso a “incitamenti all’odio, tradimento e insulti e l’uso dei servizi di sicurezza per terrorizzare, minacciare e arrestare le persone”. Ha precisato di essere arrivato nella capitale disarmato e senza gruppi armati a sostenerlo, ha detto di aver passato decine di controlli di sicurezza e di essersene andato pacificamente non appena la situazione è deteriorata.

Articolo in mediapartnership con Speciale Libia.