Libia. Haftar ora punta su Sirte. Mercoledì da Macron per il via libera all’attacco

Ma al presidente francese dovrà portare il fallimento dell’offensiva su Tripoli.

di Enrico Oliari

A 40 giorni dall’offensiva su Tripoli ed avendo mancato l’obiettivo di portare a termine l’operazione entro il 5 maggio, il generale “di Tobruk” Khalifa Haftar ha deciso di uscire dallo stallo e di spostare l’attacco dalla capitale libica a Sirte, a circa 450 chilometri di distanza. Da parte dell’Lna (Libyan National Army) non sono giunte al momento conferme, ma la stampa libica ha riportato le immagini dei miliziani di Haftar in marcia verso la città, simbolo della guerra all’Isis. Lo scopo è probabilmente quello di impegnare nei combattimenti i miliziani della potente tribù di Misurata, schierati con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale e determinanti nella difesa di Tripoli.
Il nuovo fronte di Haftar “per liberare la Libia dai terroristi” potrebbe tuttavia trovare una forte resistenza a Sirte, dal momento che nei giorni scorsi il Governo di accordo nazionale guidato da Fayez al-Serraj ha inviato nella città natale di Gheddafi un certo numero di militari per la difesa. Si noti che la retorica della “guerra ai terroristi” usata da Haftar è farlocca, dal momento che anche nelle sue fila c’è di tutto e di più, fondamentalisti islamici compresi. A sostenere l’autoproclamato generale del Lna vi sono Emirati Arabi, Arabia Saudita ed Egitto, dai quali ha ricevuto fondi ed armi in barba all’embargo imposto dall’Onu, mentre appare come indecifrabile oggi l’atteggiamento della Francia, che lo ha appoggiato nonostante gli accordi con gli alleati. Al-Serraj nei giorni scorsi si è recato a Parigi, e lì il presidente Emmanuel Macron gli ha garantito il pieno appoggio della Francia al Governo di accordo nazionale, ma mercoledì Haftar sarà nuovamente lì per ottenere un nuovo, ennesimo, cambio di rotta e quindi il via libera ad attaccare Sirte. A Macron porterà tuttavia il fallimento dell’operazione su Tripoli, con un bilancio di 500 morti e di 65mila sfollati per nulla.
Il dato al momento evidente è che Haftar se ne è infischiato del Consiglio di sicurezza dell’Onu ad un cessate-il-fuoco, certo di avere dalla sua paesi disposti a mettere il veto su un’eventuale iniziativa militare sovranazionale