Libia. I regolari alla riconquista della base di al-Watiya

Le Vif pubblica la verità sui sudanesi impiegatii da Haftar nel conflitto: giovani ingannati con la promessa di lavorare negli Emirati.

di Mohamed Ben Abdallah

Continua la controffensiva dei regolari e dei miliziani che sostengono il governo di accordo nazionale contro i combattenti del generale “di Tobruk” Khalifa Haftar, ed è notizia di queste ore che la base strategica di al-Watiya è stata quasi riconquistata nella sua completezza grazie a “Un attacco su vasta scala” condotto con “pesanti bombardamenti d’artiglieria e raid aerei” e”almeno 500 veicoli militari”, come ha sottolineato il Libya Observer.
Nei combattimenti sarebbe morto Oussama Messik, comandante delle forze di Haftar nella base.
La riconquista di al-Watiya, situata a 140 km a sud-ovest di Tripoli, segue quella di numerose città e centri abitati avvenuta nei giorni scorsi: i regolari, supportati dalla Turchia, stanno gradualmente riconquistando i territori occupati da Haftar con la sua offensiva del 4 aprile dello scorso anno, messa in atto per diversi obiettivi tra cui quello di prendere il controllo della Banca centrale libica. Per Haftar è infatti necessaria liquidità per pagare i debiti contratti con Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, paesi che in questi anni di conflitto gli hanno fatto avere armi e mercenari in gran quantità.
Tra i mercenari messi a disposizione di Haftar vi sono migliaia di sudanesi e ciadiani: il settimanale belga “Le Vif” ha reso noto i retroscena che portano i giovani sudanesi a combattere per Haftar contro il governo riconosciuto dall’Onu: i giovani verrebbero attratti da un’agenzia con sede a Khartoum con la promessa di partire per gli Emirati Arabi Uniti ed essere impiegati in un’azienda specializzata in servizi di sicurezza. La paga sarebbe di 500 dollari, cifra allettante se si pensa che lo stipendio medio è di 200 dollari in Sudan, ma in realtà i giovani sudanesi verrebbero inviati contro la loro voglia a combattere in Libia, in prima linea, e molti di loro sarebbero deceduti nei combattimenti.
Haftar, che nei giorni scorsi ha sciolto la Camera dei rappresentanti “di Tobruk” proclamandosi di fatto dittatore della Libia, vede così la sua offensiva andare in fumo, come pure il suo sogno di divenire il nuovo raìs del paese.